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Appendice 6: Le Carni Proibite per i Cristiani

NON TUTTI GLI ESSERI VIVENTI FURONO CREATI PER ESSERE CIBO

IL GIARDINO DELL’EDEN: UNA DIETA A BASE VEGETALE

Questa verità diventa evidente quando esaminiamo l’inizio dell’umanità nel Giardino dell’Eden. Adamo, il primo uomo, ricevette il compito di coltivare un giardino. Che tipo di giardino? Il testo originale ebraico non lo specifica, ma ci sono prove convincenti che si trattasse di un frutteto:
“Il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente… e fece germogliare dal suolo ogni albero piacevole a vedersi e buono da mangiare” (Genesi 2:15).

Leggiamo anche del ruolo di Adamo nel dare nome agli animali e prendersene cura, ma in nessun punto delle Scritture si suggerisce che anche loro fossero “buoni da mangiare”, come gli alberi.

IL CONSUMO DI ANIMALI NEL PIANO DI DIO

Questo non significa che mangiare carne sia vietato da Dio — se lo fosse stato, ci sarebbe un’istruzione esplicita in tal senso in tutta la Scrittura. Tuttavia, ci viene mostrato che il consumo di carne animale non faceva parte della dieta umana all’inizio.

La prima provvista di Dio per l’uomo sembra essere completamente a base vegetale, con enfasi su frutti e altre forme di vegetazione.

LA DISTINZIONE TRA ANIMALI PURI E IMPURI

INTRODOTTA AL TEMPO DI NOÈ

Anche se Dio ha infine permesso all’uomo di uccidere e mangiare animali, furono stabilite distinzioni chiare tra animali adatti al consumo e quelli non adatti.

Questa distinzione è implicita per la prima volta nelle istruzioni date a Noè prima del diluvio:
“Prendi con te sette coppie di ogni specie di animale puro, maschio e femmina, e una coppia di ogni specie di animale impuro, maschio e femmina” (Genesi 7:2).

CONOSCENZA IMPLICITA DEGLI ANIMALI PURI

Il fatto che Dio non abbia spiegato a Noè come distinguere tra animali puri e impuri suggerisce che tale conoscenza fosse già radicata nell’umanità, forse fin dalla creazione.

Questo riconoscimento degli animali puri e impuri riflette un ordine e uno scopo divino più ampio, in cui alcune creature furono messe da parte per ruoli o funzioni specifiche nel contesto naturale e spirituale.

IL SIGNIFICATO ANTICO DEGLI ANIMALI PURI

ASSOCIATI AL SACRIFICIO

Sulla base di quanto narrato finora nella Genesi, possiamo supporre con sicurezza che, fino al diluvio, la distinzione tra animali puri e impuri fosse legata soltanto alla loro idoneità come sacrifici.

L’offerta di Abele dei primogeniti del suo gregge evidenzia questo principio. Nel testo ebraico, l’espressione “primogeniti del suo gregge” (מִבְּכֹרוֹת צֹאנוֹ) utilizza la parola “gregge” (tzon, צֹאן), che si riferisce tipicamente a piccoli animali domestici come pecore e capre. È quindi molto probabile che Abele abbia offerto un agnello o un giovane capretto del suo gregge (Genesi 4:3-5).

I SACRIFICI DI NOÈ CON ANIMALI PURI

Allo stesso modo, quando Noè uscì dall’arca, costruì un altare e offrì olocausti al Signore usando animali puri, che erano stati specificamente menzionati nelle istruzioni di Dio prima del diluvio (Genesi 8:20; 7:2).

Questa enfasi iniziale sugli animali puri per il sacrificio pone le basi per comprendere il loro ruolo unico nel culto e nella purezza dell’alleanza.

I termini ebraici usati per descrivere queste categorie — tahor (טָהוֹר) e tamei (טָמֵא) — non sono arbitrari. Sono profondamente legati ai concetti di santità e separazione per il Signore:

  • טָמֵא (Tamei)
    Significato: Impuro, contaminato.
    Uso: Si riferisce a impurità rituali, morali o fisiche. Spesso associato ad animali, oggetti o azioni proibite per il consumo o per il culto.
    Esempio: “Tuttavia, di questi non mangerete… sono impuri (tamei) per voi” (Levitico 11:4).
  • טָהוֹר (Tahor)
    Significato: Puro, pulito.
    Uso: Si riferisce ad animali, oggetti o persone idonee al consumo, al culto o ad attività rituali.
    Esempio: “Dovete distinguere tra ciò che è santo e ciò che è comune, tra ciò che è impuro e ciò che è puro” (Levitico 10:10).

Questi termini costituiscono le fondamenta delle leggi alimentari di Dio, che verranno dettagliate più avanti in Levitico 11 e Deuteronomio 14. Questi capitoli elencano esplicitamente gli animali considerati puri (permessi per il consumo) e impuri (proibiti), affinché il popolo di Dio rimanga distinto e santo.

GLI AVVERTIMENTI DI DIO CONTRO IL CONSUMO DI CARNI IMPURE

In tutto il Tanakh (Antico Testamento), Dio ammonisce ripetutamente il Suo popolo per aver violato le Sue leggi alimentari. Diversi passi condannano specificamente il consumo di animali impuri, sottolineando che tale pratica era considerata una ribellione contro i comandamenti di Dio:

“Un popolo che non smette mai di provocarmi in faccia… che mangia carne di porco, e nei cui recipienti c’è brodo di carni impure” (Isaia 65:3-4).

“Quelli che si consacrano e si purificano per entrare nei giardini, seguendo uno che è in mezzo a loro, che mangiano carne di porco, topi e altre cose impure — finiranno insieme a colui che seguono”, dice il Signore (Isaia 66:17).

Queste dure parole mostrano che il consumo di carne impura non era solo una questione alimentare, ma un fallimento morale e spirituale. L’atto di mangiare tali cibi era legato a un atteggiamento di sfida verso le istruzioni divine. Abbandonandosi a pratiche esplicitamente proibite, il popolo mostrava disprezzo per la santità e per l’obbedienza.

GESÙ E LE CARNI IMPURE

Con la venuta di Gesù, la diffusione del cristianesimo e gli scritti del Nuovo Testamento, molti hanno cominciato a domandarsi se Dio si preoccupi ancora dell’obbedienza alle Sue leggi, comprese quelle riguardanti i cibi impuri. Di fatto, quasi tutto il mondo cristiano oggi mangia ciò che vuole.

La verità, tuttavia, è che non esiste alcuna profezia nell’Antico Testamento che annunci che il Messia avrebbe annullato la legge sulla carne impura, né qualsiasi altra legge del Padre (come alcuni affermano). Gesù obbedì chiaramente alle ordinanze del Padre in tutto, anche su questo punto. Se Gesù avesse mangiato carne di porco, così come sappiamo che mangiò pesce (Luca 24:41-43) e agnello (Matteo 26:17-30), allora avremmo avuto un chiaro insegnamento per esempio — ma sappiamo che non fu così. Non abbiamo alcuna indicazione che Gesù e i suoi discepoli abbiano trasgredito queste istruzioni date da Dio tramite i profeti.

ARGOMENTI CONFUTATI

FALSO ARGOMENTO: “Gesù dichiarò puri tutti gli alimenti”

LA VERITÀ:

Marco 7:1-23 è spesso citato come prova che Gesù avrebbe abolito le leggi alimentari riguardanti le carni impure. Tuttavia, un esame attento del testo rivela che tale interpretazione non ha fondamento. Il versetto comunemente citato erroneamente recita:
“Poiché il cibo non entra nel cuore dell’uomo, ma nel ventre, e va a finire nella latrina.” (Con ciò dichiarava puri tutti gli alimenti) (Marco 7:19).

IL CONTESTO: NON SI PARLA DI CARNI PURE E IMPURE

Prima di tutto, il contesto di questo passo non ha nulla a che vedere con le carni pure o impure descritte in Levitico 11. Il brano si concentra invece su un dibattito tra Gesù e i farisei riguardo a una tradizione ebraica che non è collegata alle leggi alimentari. I farisei e gli scribi avevano notato che i discepoli di Gesù non si lavavano le mani prima di mangiare secondo il rito, pratica conosciuta in ebraico come netilat yadayim (נטילת ידיים). Questo rituale prevede il lavaggio delle mani con una benedizione ed è tuttora osservato dalla comunità ebraica, in particolare in ambienti ortodossi.

La preoccupazione dei farisei non riguardava le leggi alimentari di Dio, ma l’osservanza di una tradizione umana. Essi consideravano il mancato rispetto di questo rito come una violazione delle loro usanze, equiparandolo a impurità.

LA RISPOSTA DI GESÙ: CONTA IL CUORE

Gesù dedica gran parte di Marco 7 a insegnare che ciò che contamina veramente una persona non sono le pratiche esteriori o le tradizioni, ma la condizione del cuore. Egli sottolinea che l’impurità spirituale proviene dall’interno, da pensieri e azioni peccaminose, e non dall’inosservanza di riti cerimoniali.

Quando Gesù spiega che il cibo non contamina l’uomo perché entra nel sistema digestivo e non nel cuore, non sta affrontando il tema delle leggi alimentari, bensì quello del rituale di lavaggio delle mani. Il suo messaggio riguarda la purezza interiore, non le pratiche esteriori.

UNO SGUARDO PIÙ ATTENTO A MARCO 7:19

Marco 7:19 è spesso frainteso a causa di una nota parentetica inesistente che gli editori biblici hanno inserito nel testo, affermando: “Con ciò dichiarava puri tutti gli alimenti.” Nel testo greco, la frase dice semplicemente: “οτι ουκ εισπορευεται αυτου εις την καρδιαν αλλ εις την κοιλιαν και εις τον αφεδρωνα εκπορευεται καθαριζον παντα τα βρωματα,” che tradotto letteralmente significa: “Poiché non entra nel suo cuore, ma nel ventre, e va nella latrina, purificando tutti gli alimenti.”

Leggere: “va nella latrina, purificando tutti gli alimenti” e tradurre: “Con ciò dichiarava puri tutti gli alimenti” è un evidente tentativo di manipolare il testo per adattarlo a un pregiudizio comune contro La Legge di Dio, presente nei seminari e tra gli editori biblici.

Ha molto più senso intendere che l’intera frase sia una descrizione di Gesù, espressa nel linguaggio quotidiano del tempo, del normale processo digestivo: il sistema digestivo assorbe il cibo, ne estrae i nutrienti e gli elementi benefici (la parte “pura”) e ne espelle il resto come scarto. L’espressione “purificando tutti gli alimenti” si riferisce probabilmente a questo processo naturale di separazione tra ciò che è utile e ciò che deve essere eliminato.

CONCLUSIONE SU QUESTO FALSO ARGOMENTO

Marco 7:1-23 non parla di abolizione delle leggi alimentari di Dio, ma di rifiuto delle tradizioni umane che pongono l’accento su rituali esteriori anziché su ciò che proviene dal cuore. Gesù insegnò che la vera contaminazione nasce dall’interno e non dall’inosservanza del lavaggio cerimoniale delle mani. L’affermazione secondo cui “Gesù dichiarò puri tutti gli alimenti” è una cattiva interpretazione del testo, radicata in pregiudizi contro le leggi eterne di Dio. Leggendo con attenzione il contesto e il testo originale, è chiaro che Gesù confermò gli insegnamenti della Torah e non abrogò le leggi alimentari stabilite da Dio.

FALSO ARGOMENTO: “In una visione, Dio disse all’apostolo Pietro che ora possiamo mangiare la carne di qualsiasi animale”

LA VERITÀ:

Molti citano la visione di Pietro in Atti 10 come prova che Dio avrebbe abolito le leggi alimentari riguardanti gli animali impuri. Tuttavia, un esame più attento del contesto e dello scopo della visione rivela che essa non aveva nulla a che fare con l’annullamento delle leggi sui cibi puri e impuri. Al contrario, la visione aveva lo scopo di insegnare a Pietro ad accettare i Gentili come parte del popolo di Dio, e non di modificare le istruzioni alimentari date da Dio.

LA VISIONE DI PIETRO E IL SUO SCOPO

In Atti 10, Pietro ha una visione di un lenzuolo che scende dal cielo, contenente ogni sorta di animali, sia puri che impuri, accompagnata da un comando: “uccidi e mangia.” La risposta immediata di Pietro è chiara:
“Assolutamente no, Signore! Io non ho mai mangiato nulla di impuro o contaminato” (Atti 10:14).

Questa reazione è significativa per diversi motivi:

  1. L’ubbidienza di Pietro alle leggi alimentari
    Questa visione avviene dopo l’ascensione di Gesù e la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste. Se Gesù avesse abolito le leggi alimentari durante il Suo ministero, Pietro — discepolo intimo di Gesù — ne sarebbe stato a conoscenza e non avrebbe reagito in modo così deciso. Il fatto che Pietro rifiuti di mangiare animali impuri dimostra che continuava a osservare le leggi alimentari e non aveva ricevuto alcuna indicazione che fossero state abolite.
  2. Il vero messaggio della visione
    La visione viene ripetuta tre volte, a sottolinearne l’importanza, ma il suo significato è chiarito pochi versetti dopo, quando Pietro visita la casa di Cornelio, un Gentile. Lo stesso Pietro spiega il significato della visione:
    “Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare nessun uomo impuro o contaminato” (Atti 10:28).

La visione non parlava affatto di cibo, ma era un messaggio simbolico. Dio usò l’immagine degli animali puri e impuri per insegnare a Pietro che le barriere tra Giudei e Gentili stavano per essere rimosse, e che i Gentili potevano ora essere accolti nella comunità del patto di Dio.

INCOERENZE LOGICHE CON L’ARGOMENTO “LEGGE ALIMENTARE ABOLITA”

Affermare che la visione di Pietro abolì le leggi alimentari ignora diversi punti fondamentali:

  1. La resistenza iniziale di Pietro
    Se le leggi alimentari fossero già state abolite, l’obiezione di Pietro non avrebbe senso. Le sue parole riflettono una continua osservanza di tali leggi, anche dopo anni di sequela a Gesù.
  2. Nessuna evidenza scritturale di abolizione
    In nessun punto di Atti 10 si afferma esplicitamente che le leggi alimentari siano state abolite. L’intero capitolo si concentra sull’inclusione dei Gentili, non su una ridefinizione di ciò che è puro o impuro da mangiare.
  3. Il simbolismo della visione
    Lo scopo della visione diventa evidente nella sua applicazione. Quando Pietro comprende che Dio non fa preferenze, ma accoglie chiunque lo teme e opera rettamente (Atti 10:34-35), è chiaro che la visione riguardava l’abbattimento dei pregiudizi, non le regolamentazioni alimentari.
  4. Contraddizioni nell’interpretazione
    Se la visione fosse stata letteralmente sull’abolizione delle leggi alimentari, contraddirebbe il contesto più ampio degli Atti, in cui i credenti ebrei — incluso Pietro — continuano ad osservare le istruzioni della Torah. Inoltre, la visione perderebbe il suo potere simbolico se interpretata in modo letterale, limitandosi allora solo a questioni dietetiche e non al tema più profondo dell’inclusione dei Gentili.
CONCLUSIONE SU QUESTO FALSO ARGOMENTO

La visione di Pietro in Atti 10 non riguardava il cibo, ma le persone. Dio usò l’immagine degli animali puri e impuri per trasmettere una verità spirituale più profonda: che il Vangelo era per tutte le nazioni, e che i Gentili non dovevano più essere considerati impuri o esclusi dal popolo di Dio. Interpretare questa visione come una revoca delle leggi alimentari significa fraintendere sia il contesto sia lo scopo del passo.

Le istruzioni alimentari date da Dio in Levitico 11 restano immutate e non furono mai l’obiettivo di questa visione. Le azioni e le spiegazioni di Pietro lo confermano chiaramente. Il vero messaggio della visione è l’abbattimento delle barriere tra le persone, non la modifica delle leggi eterne di Dio.

Un antico dipinto di macellai che preparano la carne secondo le regole bibliche per il drenaggio del sangue di tutti gli animali puri, uccelli e animali terrestri, come descritto in Levitico 11.
Un antico dipinto di macellai che preparano la carne secondo le regole bibliche per il drenaggio del sangue di tutti gli animali puri, uccelli e animali terrestri, come descritto in Levitico 11.

FALSO ARGOMENTO: “Il concilio di Gerusalemme decise che i Gentili potevano mangiare qualsiasi cosa purché non fosse soffocata e con sangue”

LA VERITÀ:

Il Concilio di Gerusalemme (Atti 15) è spesso interpretato erroneamente come se i Gentili avessero ricevuto il permesso di ignorare la maggior parte dei comandamenti di Dio, dovendo seguire solo quattro requisiti basilari. Tuttavia, un esame più accurato rivela che questo concilio non fu volto ad abolire le leggi di Dio per i Gentili, ma a facilitare la loro partecipazione iniziale alle comunità ebraico-messianiche.

DI COSA TRATTAVA IL CONCILIO DI GERUSALEMME?

La questione principale affrontata dal concilio era se i Gentili dovessero impegnarsi pienamente a osservare tutta la Torah — compresa la circoncisione — prima di poter ascoltare il Vangelo e partecipare alle riunioni delle prime congregazioni messianiche.

Per secoli, la tradizione ebraica aveva sostenuto che i Gentili dovessero diventare completamente osservanti della Torah, includendo pratiche come la circoncisione, l’osservanza del sabato, le leggi alimentari e altri comandamenti, prima che un ebreo potesse interagire liberamente con loro (vedi Matteo 10:5-6; Giovanni 4:9; Atti 10:28). La decisione del concilio segnò un cambiamento, riconoscendo che i Gentili potevano iniziare il loro cammino di fede senza aderire subito a tutte queste leggi.

QUATTRO REQUISITI INIZIALI PER L’ARMONIA

Il concilio concluse che i Gentili potevano partecipare alle riunioni della comunità così com’erano, a condizione che evitassero le seguenti pratiche (Atti 15:20):

  1. Cibi contaminati da idoli: Evitare il consumo di cibi offerti agli idoli, poiché l’idolatria era profondamente offensiva per i credenti ebrei.
  2. Immoralità sessuale: Astenersi dai peccati sessuali, comuni nelle pratiche pagane.
  3. Carne di animali soffocati: Evitare il consumo di animali uccisi in modo improprio, poiché conservano sangue, cosa vietata dalle leggi alimentari di Dio.
  4. Sangue: Astenersi dal consumo di sangue, una pratica proibita nella Torah (Levitico 17:10-12).

Questi requisiti non rappresentavano un riassunto di tutte le leggi che i Gentili dovevano osservare. Erano invece un punto di partenza per garantire la pace e l’unità tra credenti ebrei e gentili nelle congregazioni miste.

CIÒ CHE QUESTA DECISIONE NON SIGNIFICAVA

È assurdo affermare che questi quattro requisiti fossero le uniche leggi che i Gentili dovessero osservare per piacere a Dio e ricevere la salvezza.

  • I Gentili erano forse liberi di violare i Dieci Comandamenti?
    • Potevano forse adorare altri dèi, usare invano il nome di Dio, rubare o uccidere? Certamente no. Una tale conclusione contraddirebbe tutto ciò che le Scritture insegnano riguardo alle aspettative di Dio sulla giustizia.
  • Un punto di partenza, non un punto di arrivo:
    • Il concilio affrontava la necessità immediata di permettere ai Gentili di partecipare alle riunioni messianiche ebraiche. Si dava per scontato che crescendo nella fede, essi avrebbero anche progredito nella conoscenza e nell’obbedienza.

ATTI 15:21 PORTA CHIAREZZA

La decisione del concilio viene chiarita in Atti 15:21:
“Infatti, Mosè ha in ogni città chi lo predica, essendo letto ogni sabato nelle sinagoghe.”

Questo versetto dimostra che i Gentili avrebbero continuato ad apprendere le leggi di Dio frequentando la sinagoga e ascoltando la Torah. Il concilio non abolì i comandamenti di Dio, ma stabilì un approccio pratico affinché i Gentili potessero iniziare il loro cammino di fede senza essere sopraffatti.

CONTESTO DAGLI INSEGNAMENTI DI GESÙ

Lo stesso Gesù sottolineò l’importanza dei comandamenti di Dio. Per esempio, in Matteo 19:17 e Luca 11:28, e in tutto il Discorso della Montagna (Matteo 5–7), Gesù affermò la necessità di osservare le leggi di Dio, come non uccidere, non commettere adulterio, amare il prossimo e molti altri. Questi principi erano fondamentali e non sarebbero mai stati ignorati dagli apostoli.

CONCLUSIONE SU QUESTO FALSO ARGOMENTO

Il Concilio di Gerusalemme non dichiarò che i Gentili potevano mangiare qualsiasi cosa o ignorare i comandamenti di Dio. Affrontava una questione specifica: come permettere ai Gentili di iniziare a partecipare alle congregazioni messianiche senza dover adottare immediatamente ogni aspetto della Torah. I quattro requisiti stabiliti erano misure pratiche per promuovere l’armonia nelle comunità miste di Ebrei e Gentili.

L’aspettativa era chiara: i Gentili avrebbero maturato col tempo la comprensione delle leggi di Dio attraverso l’insegnamento della Torah, che veniva letta ogni sabato nelle sinagoghe. Affermare il contrario significa travisare lo scopo del concilio e ignorare il messaggio più ampio delle Scritture.

FALSO ARGOMENTO: “L’apostolo Paolo insegnò che Cristo annullò la necessità di obbedire alle leggi di Dio per la salvezza”

LA VERITÀ:

Molti leader cristiani, se non la maggioranza, insegnano erroneamente che l’apostolo Paolo fosse contrario alla Legge di Dio e che avesse istruito i convertiti gentili a trascurare i Suoi comandamenti. Alcuni arrivano persino a suggerire che l’obbedienza alle leggi di Dio potrebbe mettere in pericolo la salvezza. Questa interpretazione ha causato grande confusione teologica.

Studiosi contrari a questa prospettiva hanno lavorato con impegno per affrontare le controversie legate agli scritti di Paolo, cercando di dimostrare che i suoi insegnamenti sono stati fraintesi o tolti dal contesto per quanto riguarda la Legge e la salvezza. Tuttavia, il nostro ministero sostiene una posizione diversa.

PERCHÉ SPIEGARE PAOLO È L’APPROCCIO SBAGLIATO

Crediamo che non sia necessario — e anzi, sia offensivo per il Signore — sforzarsi tanto per giustificare la posizione di Paolo sulla Legge. Fare ciò significa elevare Paolo, un essere umano, a uno status pari o superiore a quello dei profeti di Dio, e persino a Gesù stesso.

Invece, l’approccio teologico corretto è esaminare se le Scritture anteriori a Paolo predicessero o approvassero l’idea che qualcuno sarebbe venuto dopo Gesù per insegnare un messaggio che annulla le leggi di Dio. Se una profezia così importante esistesse, avremmo motivo di accettare gli insegnamenti di Paolo su questo tema come autorizzati da Dio, e avrebbe senso impegnarci a comprenderli e viverli.

L’ASSENZA DI PROFEZIE SU PAOLO

La realtà è che le Scritture non contengono alcuna profezia su Paolo — né su nessun altro — che porti un messaggio volto ad annullare le leggi di Dio. Gli unici personaggi esplicitamente profetizzati nell’Antico Testamento e che compaiono nel Nuovo Testamento sono:

  1. Giovanni il Battista: Il suo ruolo di precursore del Messia fu profetizzato e confermato da Gesù (es. Isaia 40:3, Malachia 4:5-6, Matteo 11:14).
  2. Giuda Iscariota: Riferimenti indiretti si trovano in passi come Salmo 41:9 e Salmo 69:25.
  3. Giuseppe d’Arimatea: Isaia 53:9 allude indirettamente a lui come colui che fornì il sepolcro per Gesù.

Oltre a queste persone, non esistono profezie su nessun altro — tanto meno su un uomo di Tarso — che sia stato mandato per annullare i comandamenti di Dio o per insegnare che i Gentili possono essere salvati senza obbedire alle Sue leggi eterne.

CIÒ CHE GESÙ PROFETIZZÒ SAREBBE AVVENUTO DOPO LA SUA ASCENSIONE

Gesù fece numerose profezie su ciò che sarebbe accaduto dopo il Suo ministero terreno, tra cui:

  • La distruzione del Tempio (Matteo 24:2).
  • La persecuzione dei Suoi discepoli (Giovanni 15:20, Matteo 10:22).
  • La diffusione del messaggio del Regno a tutte le nazioni (Matteo 24:14).

Tuttavia, non vi è alcuna menzione di qualcuno di Tarso — tanto meno Paolo — a cui sia stata data autorità per insegnare una dottrina nuova o contraria riguardo alla salvezza e all’obbedienza.

LA VERA PROVA DEGLI SCRITTI DI PAOLO

Questo non significa che dobbiamo rifiutare gli scritti di Paolo, né quelli di Pietro, Giovanni o Giacomo. Al contrario, dobbiamo avvicinarci ai loro scritti con discernimento, assicurandoci che ogni interpretazione sia coerente con le Scritture fondamentali: la Legge e i Profeti dell’Antico Testamento, e gli insegnamenti di Gesù nei Vangeli.

Il problema non risiede negli scritti in sé, ma nelle interpretazioni che teologi e leader ecclesiastici vi hanno imposto. Qualsiasi interpretazione degli insegnamenti di Paolo deve essere supportata da:

  1. L’Antico Testamento: La Legge di Dio rivelata tramite i Suoi profeti.
  2. I Quattro Vangeli: Le parole e le azioni di Gesù, che confermò e osservò la Legge.

Se un’interpretazione non soddisfa questi criteri, non dovrebbe essere accettata come verità.

CONCLUSIONE SU QUESTO FALSO ARGOMENTO

L’argomento secondo cui Paolo avrebbe insegnato la cancellazione delle leggi di Dio, comprese le istruzioni alimentari, non è supportato dalle Scritture. Nessuna profezia preannuncia un tale messaggio, e lo stesso Gesù confermò la validità della Legge. Pertanto, qualsiasi insegnamento che affermi il contrario deve essere esaminato alla luce della Parola immutabile di Dio.

In quanto seguaci del Messia, siamo chiamati a cercare l’allineamento con ciò che Dio ha già scritto e rivelato, non a fare affidamento su interpretazioni che contraddicono i Suoi comandamenti eterni.

L’INSEGNAMENTO DI GESÙ, ATTRAVERSO PAROLE ED ESEMPIO

Il vero discepolo di Cristo modella l’intera sua vita secondo la Sua. Egli fu chiaro: se Lo amiamo, saremo obbedienti al Padre e al Figlio. Questo non è un requisito per i deboli di cuore, ma per coloro che hanno lo sguardo fisso sul Regno di Dio e sono pronti a fare tutto il necessario per ottenere la vita eterna — anche se ciò comporta opposizione da parte di amici, chiesa e famiglia. I comandamenti riguardanti capelli e barba, tzitzit, circoncisione, sabato e carni proibite sono ignorati da quasi tutta la cristianità, e coloro che si rifiutano di seguire la massa affronteranno certamente persecuzione, proprio come Gesù ci ha detto (Matteo 5:10). L’obbedienza a Dio richiede coraggio, ma la ricompensa è l’eternità.

LE CARNI PROIBITE SECONDO LA LEGGE DI DIO

Quattro zoccoli di animali diversi, alcuni spaccati e altri interi. La legge biblica sugli animali puri e impuri.
Quattro zoccoli di animali diversi, alcuni spaccati e altri interi, illustrano la legge biblica sugli animali puri e impuri secondo Levitico 11.

Le leggi alimentari di Dio, descritte nella Torah, definiscono in modo specifico quali animali il Suo popolo può mangiare e quali deve evitare. Queste istruzioni mettono in evidenza la santità, l’obbedienza e la separazione dalle pratiche che contaminano. Di seguito viene presentato un elenco dettagliato e descrittivo delle carni proibite, con i relativi riferimenti scritturali.

  1. ANIMALI TERRESTRI CHE NON RUMINANO O NON HANNO LO ZOCCOLO FENDUTO
  • Gli animali sono considerati impuri se mancano di una o entrambe queste caratteristiche.
  • Esempi di animali proibiti:
    • Cammello (gamal, גָּמָל) – RUMINA ma non ha lo zoccolo fesso (Levitico 11:4).
    • Cavallo (sus, סוּס) – Non rumina né ha lo zoccolo fesso.
    • Maiale (chazir, חֲזִיר) – Ha lo zoccolo fesso ma non rumina (Levitico 11:7).
  1. CREATURE ACQUATICHE SENZA PINNE E SENZA SQUAME
  • Sono permessi solo i pesci con entrambe le caratteristiche: pinne e squame. Le creature che ne mancano anche solo di una sono impure.
  • Esempi di creature proibite:
    • Pesce gatto – Privo di squame.
    • Crostacei – Include gamberi, granchi, aragoste e vongole.
    • Anguille – Prive sia di pinne che di squame.
    • Calamari e polpi – Non hanno né pinne né squame (Levitico 11:9-12).
  1. UCCELLI RAPACI, SPAZZINI E ALTRI UCCELLI PROIBITI
  • La legge specifica alcuni uccelli che non devono essere mangiati, tipicamente quelli associati a comportamenti predatori o spazzini.
  • Esempi di uccelli proibiti:
    • Aquila (nesher, נֶשֶׁר) (Levitico 11:13).
    • Avvoltoio (da’ah, דַּאָה) (Levitico 11:14).
    • Corvo (orev, עֹרֵב) (Levitico 11:15).
    • Gufo, falco, marangone e altri (Levitico 11:16-19).
  1. INSETTI VOLANTI CHE CAMMINANO SU QUATTRO ZAMPE
  • Gli insetti volanti sono generalmente impuri, a meno che non abbiano zampe articolate per saltare.
  • Esempi di insetti proibiti:
    • Mosche, zanzare e scarabei.
    • Cavallette e locuste, tuttavia, sono eccezioni e permesse (Levitico 11:20-23).
  1. ANIMALI CHE STRISCIANO SUL SUOLO
  • Qualsiasi creatura che si muove sul ventre o ha molte zampe e striscia sul suolo è impura.
  • Esempi di creature proibite:
    • Serpenti.
    • Lucertole.
    • Topi e talpe (Levitico 11:29-30, 11:41-42).
  1. ANIMALI MORTI O IN STATO DI DECOMPOSIZIONE
  • Perfino tra gli animali puri, qualsiasi carcassa morta per cause naturali o sbranata da predatori è proibita per il consumo.
  • Riferimenti: Levitico 11:39-40, Esodo 22:31.
  1. INCROCI TRA SPECIE
  • Pur non essendo un comando alimentare diretto, l’incrocio tra specie è vietato, e implica attenzione anche nelle pratiche di produzione alimentare.
  • Riferimento: Levitico 19:19.

Queste istruzioni dimostrano il desiderio di Dio che il Suo popolo sia distinto, onorandoLo persino nelle proprie scelte alimentari. Osservando queste leggi, i Suoi seguaci dimostrano obbedienza e rispetto per la santità dei Suoi comandamenti.


Appendice 5: Il Sabato e il giorno per andare in chiesa — due cose diverse

QUAL È IL GIORNO PER ANDARE IN CHIESA?

NESSUN COMANDAMENTO SU UN GIORNO SPECIFICO PER IL CULTO

Iniziamo questo studio andando dritti al punto: non esiste alcun comandamento di Dio che indichi in quale giorno un cristiano debba andare in chiesa, ma esiste un comandamento che stabilisce in quale giorno deve riposare.

Il cristiano può essere pentecostale, battista, cattolico, presbiteriano o appartenente a qualsiasi altra denominazione, e partecipare a culti e studi biblici di domenica o in qualsiasi altro giorno, ma ciò non lo esonera dall’obbligo di riposare nel giorno stabilito da Dio: il settimo giorno.

IL CULTO PUÒ ESSERE IN QUALSIASI GIORNO

Dio non ha mai stabilito un giorno preciso in cui i Suoi figli sulla terra devono adorarlo: né sabato, né domenica, né lunedì, martedì, ecc.

In qualsiasi giorno il cristiano desideri adorare Dio con preghiere, lodi e studi, può farlo — da solo, con la famiglia o in gruppo. Il giorno in cui si riunisce con i fratelli per adorare Dio non ha nulla a che fare con il quarto comandamento e non è legato a nessun altro comandamento dato da Dio, dal Figlio o dallo Spirito Santo.

IL COMANDAMENTO DEL SETTIMO GIORNO

IL RIPOSO, NON IL CULTO, È IL CENTRO

Se Dio avesse veramente voluto che i Suoi figli si recassero al tabernacolo, al tempio o in chiesa nel giorno di sabato (o di domenica), avrebbe ovviamente menzionato questo dettaglio importante nel comandamento.

Ma, come vedremo qui sotto, ciò non è mai accaduto. Il comandamento dice solamente che non dobbiamo lavorare né costringere nessuno, neppure gli animali, a lavorare nel giorno che Egli, Dio, ha santificato.

PERCHÉ DIO HA SEPARATO IL SETTIMO GIORNO?

Dio menziona il sabato come giorno santo (separato, consacrato) in numerosi punti delle Sacre Scritture, a partire dalla settimana della creazione: “Così Dio compì il settimo giorno l’opera che aveva fatto, e nel settimo giorno si riposò [ebr. שׁבת (Shabbat) v. cessare, riposare, desistere] da tutta l’opera che aveva compiuto. E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò [ebr. קדוש (kadosh) agg. santo, consacrato, separato], perché in esso si riposò da tutta l’opera che aveva creato e fatto” (Genesi 2:2-3).

In questa prima menzione del sabato, Dio pone le basi del comandamento che ci avrebbe poi dato in modo più dettagliato, cioè:

  1. Il Creatore ha separato questo giorno dagli altri sei che lo precedono (domenica, lunedì, martedì, ecc.).
  2. Si è riposato in quel giorno. Sappiamo, ovviamente, che il Creatore non ha bisogno di riposo, poiché Dio è Spirito (Giovanni 4:24). Tuttavia, ha usato questo linguaggio umano, conosciuto in teologia come antropomorfismo, per farci comprendere cosa si aspetta che i Suoi figli sulla terra facciano nel settimo giorno: riposare — in ebraico, Shabbat.
Giardino dell’Eden con alberi da frutto, animali e un fiume.
Nel settimo giorno Dio completò l’opera che aveva fatto; così, in quel giorno, si riposò da tutta la Sua opera. Poi Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si era riposato da tutta l’opera della creazione che aveva compiuto.

IL SABATO E IL PECCATO

Il fatto che la santificazione (cioè la separazione) del settimo giorno dagli altri sia avvenuta così presto nella storia dell’umanità è significativo, perché mostra chiaramente che il desiderio del Creatore di farci riposare specificamente in questo giorno non è legato al peccato, poiché il peccato non era ancora entrato nel mondo. Questo indica che nel cielo e sulla nuova terra continueremo a riposare nel settimo giorno.

IL SABATO E L’EBRAISMO

Va anche notato che questo non è un insegnamento nato con l’ebraismo, poiché Abramo — da cui discendono gli ebrei — sarebbe comparso solo secoli dopo. In realtà, si tratta di mostrare ai Suoi veri figli sulla terra il comportamento del Padre in questo giorno, affinché possiamo imitarLo, proprio come fece Gesù: “In verità, in verità vi dico: il Figlio non può fare nulla da sé, se non ciò che vede fare dal Padre; perché le cose che fa il Padre, anche il Figlio le fa nello stesso modo” (Giovanni 5:19).

MAGGIORI DETTAGLI SUL QUARTO COMANDAMENTO

IL SETTIMO GIORNO IN GENESI

Ecco il riferimento in Genesi, che rende più che chiaro che il Creatore separò il settimo giorno da tutti gli altri e lo rese un giorno di riposo.

Fino a questo punto della Bibbia, il Signore non aveva ancora specificato cosa dovesse fare l’uomo — creato il giorno prima — nel settimo giorno. Solo quando il popolo eletto iniziò il viaggio verso la terra promessa, Dio diede istruzioni dettagliate riguardo al settimo giorno.

Dopo 400 anni vissuti come schiavi in una terra pagana, il popolo scelto aveva bisogno di chiarimenti sul settimo giorno. Fu allora che Dio stesso scrisse con il Suo dito su una tavola di pietra, affinché fosse chiaro a tutti che quell’ordine veniva da Dio, e non da un uomo.

IL QUARTO COMANDAMENTO PER ESTESO

Vediamo cosa scrisse Dio riguardo al settimo giorno, in modo completo:
“Ricordati del giorno di sabato [ebr. שׁבת (Shabbat) v. cessare, riposare, desistere], per santificarlo [ebr. קדש (kadesh) v. santificare, consacrare]. Lavorerai sei giorni e farai ogni tuo lavoro [ebr. מלאכה (m’larrá), n.d. lavoro, occupazione]; ma il settimo giorno [ebr. ום השׁביעי (uma shivi-i), settimo giorno] è giorno di riposo consacrato al Signore tuo Dio. Non farai in esso alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che è dentro alle tue porte. Poiché in sei giorni il Signore fece il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, ma si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha santificato” (Esodo 20:8-11).

PERCHÉ IL COMANDAMENTO INIZIA CON IL VERBO “RICORDATI”?

UN RICHIAMO A UNA PRATICA GIÀ ESISTENTE

Il fatto che Dio inizi il comandamento con il verbo “ricordati” [ebr. זכר (zakar), v. ricordare, richiamare alla mente] dimostra che il riposo del settimo giorno non era una novità per il Suo popolo.

A causa della condizione di schiavitù in Egitto, spesso non potevano osservare correttamente quel giorno. Inoltre, è interessante notare che questo è, di gran lunga, il comandamento più dettagliato tra i dieci, occupando un terzo dei versetti biblici dedicati ai comandamenti.

L’OBIETTIVO DEL COMANDAMENTO

Potremmo parlare a lungo di questo passaggio in Esodo, ma desidero concentrarmi sull’obiettivo di questo studio: dimostrare che il Signore non menzionò nulla nel quarto comandamento riguardo al culto, all’adorazione, al radunarsi in un luogo per cantare, pregare o studiare la Bibbia.

Ciò che sottolineò, invece, è che dobbiamo ricordare che è questo giorno — il settimo — che Egli ha santificato e separato come giorno di riposo.

IL RIPOSO È OBBLIGATORIO PER TUTTI

Il comando divino di riposare nel settimo giorno è così serio che Dio estese l’obbligo anche ai nostri visitatori (stranieri), ai dipendenti (servi) e persino agli animali, rendendo molto chiaro che nessun lavoro secolare sarebbe stato consentito in questo giorno.

IL LAVORO DI DIO, I BISOGNI ESSENZIALI E GLI ATTI DI GENTILEZZA NEL SABATO

GLI INSEGNAMENTI DI GESÙ SUL SABATO

Quando era tra noi, Gesù chiarì che le attività legate all’opera di Dio sulla terra (Giovanni 5:17), ai bisogni essenziali dell’uomo come il nutrimento (Matteo 12:1), e agli atti di bontà verso il prossimo (Giovanni 7:23), possono — e devono — essere compiuti nel settimo giorno senza infrangere il quarto comandamento.

RIPOSARE E TROVARE GIOIA IN DIO

Nel settimo giorno, il figlio di Dio si riposa dalle sue fatiche, imitando così il Padre celeste. Inoltre, adora Dio e si compiace nella Sua legge, non solo nel settimo giorno, ma in ogni giorno della settimana.

Il figlio di Dio ama ed è felice di ubbidire a tutto ciò che il Padre gli ha insegnato:
“Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, non si ferma nella via dei peccatori e non si siede in compagnia degli schernitori, ma il cui diletto è nella legge del Signore; su quella legge medita giorno e notte” (Salmo 1:1-2; vedi anche: Salmo 40:8; 112:1; 119:11; 119:35; 119:48; 119:72; 119:92; Giobbe 23:12; Geremia 15:16; Luca 2:37; 1 Giovanni 5:3).

LA PROMESSA DI ISAIA 58:13-14

Dio si servì del profeta Isaia per trasmettere una delle più belle promesse della Bibbia a coloro che lo ubbidiscono osservando il sabato come giorno di riposo:
“Se trattieni il piede dal profanare il sabato, dal fare la tua volontà nel mio giorno santo; se chiami il sabato una delizia, il giorno santo del Signore onorevole, e lo onori non seguendo le tue vie, non cercando il tuo interesse, né dicendo parole vane, allora troverai la tua gioia nel Signore, e io ti farò cavalcare sulle alture della terra, e ti nutrirò con l’eredità di Giacobbe tuo padre; perché la bocca del Signore ha parlato” (Isaia 58:13-14).

LE BENEDIZIONI DEL SABATO SONO ANCHE PER I GENTILI

I GENTILI E IL SETTIMO GIORNO

Una promessa speciale e meravigliosa legata al settimo giorno è riservata a coloro che cercano le benedizioni di Dio. Al medesimo profeta, il Signore andò oltre, rendendo chiaro che le benedizioni del sabato non sono limitate agli ebrei.

LA PROMESSA DI DIO AI GENTILI CHE OSSERVANO IL SABATO

“Quanto agli stranieri [‏נֵכָר nefikhàr (stranieri, forestieri, non ebrei)] che si uniscono al Signore per servirlo, per amare il nome del Signore e per essere suoi servi, a tutti quelli che osservano il sabato senza profanarlo e che aderiscono al mio patto, li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli” (Isaia 56:6-7).

IL SABATO E LE ATTIVITÀ IN CHIESA

IL RIPOSO NEL SETTIMO GIORNO

Il cristiano obbediente, sia esso un ebreo messianico o un gentile, si riposa nel settimo giorno, perché questo — e nessun altro — è il giorno che il Signore gli ha ordinato di santificare.

Se desidera interagire con Dio in gruppo, o adorarlo insieme ai fratelli in Cristo, può farlo ogni volta che se ne presenta l’occasione — di solito la domenica e anche il mercoledì o giovedì, quando molte chiese organizzano incontri di preghiera, insegnamento, guarigione e altri servizi.

FREQUENZA SINAGOGALE IL SABATO

Sia gli ebrei nel periodo biblico che gli ebrei ortodossi moderni frequentano le sinagoghe di sabato, semplicemente perché è più conveniente: non lavorano in questo giorno, in obbedienza al quarto comandamento.

GESÙ E IL SABATO

LA SUA FREQUENTE PRESENZA AL TEMPIO

Gesù stesso frequentava regolarmente il tempio di sabato, ma in nessun momento suggerì che lo facesse perché questo fosse parte del quarto comandamento — perché semplicemente non lo è.

Modello del tempio di Gerusalemme in Israele
Modello del Tempio di Gerusalemme prima della sua distruzione da parte dei Romani nel 70 d.C. Gesù frequentava e predicava regolarmente nel Tempio e nelle sinagoghe.

GESÙ LAVORAVA PER LA SALVEZZA DELLE ANIME ANCHE DI SABATO

Gesù era impegnato sette giorni su sette a compiere l’opera del Padre:
“Il mio cibo”, disse Gesù, “è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Giovanni 4:34).

E anche:
“Ma Gesù rispose loro: ‘Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero'” (Giovanni 5:17).

Di sabato, spesso trovava nel tempio il maggior numero di persone bisognose di ascoltare il messaggio del Regno:
“Si recò a Nazaret, dove era stato allevato, e di sabato entrò nella sinagoga, secondo la sua consuetudine. E si alzò per leggere” (Luca 4:16).

L’INSEGNAMENTO DI GESÙ, ATTRAVERSO PAROLE ED ESEMPIO

Un vero discepolo di Cristo modella la propria vita in ogni aspetto. Egli indicò chiaramente che se lo amiamo, saremo obbedienti al Padre e al Figlio. Questo non è un requisito per i deboli, ma per coloro che hanno gli occhi fissi sul Regno di Dio e sono pronti a fare tutto ciò che è necessario per ottenere la vita eterna, anche se ciò suscita opposizione da parte di amici, chiesa e famiglia. Il comandamento riguardante capelli e barba, il tzitzit, la circoncisione, il sabato e le carni proibite sono ignorati da quasi tutta la cristianità, e coloro che si rifiutano di seguire la massa saranno certamente perseguitati, come ci ha detto Gesù. L’obbedienza a Dio richiede coraggio, ma la ricompensa è l’eternità.


Appendice 4: I capelli e la barba del cristiano

UN COMANDAMENTO DI DIO COSÌ SEMPLICE, E COMPLETAMENTE IGNORATO

IL COMANDAMENTO IN LEVITICO 19:27

Non esiste alcuna giustificazione biblica per il fatto che praticamente tutte le denominazioni cristiane ignorino il comandamento di Dio riguardante il modo in cui gli uomini devono portare i capelli e la barba secondo quanto stabilito dal Signore.

Sappiamo che questo comandamento fu osservato fedelmente da tutti gli ebrei durante il periodo biblico senza interruzione, come dimostrano ancora oggi gli ebrei ultraortodossi, che continuano a osservarlo — sebbene con dettagli non biblici dovuti a un’errata comprensione rabbinica del passo.

Non vi è alcun dubbio nemmeno sul fatto che Gesù, insieme a tutti i Suoi apostoli e discepoli, abbia osservato fedelmente tutti i comandamenti contenuti nella Torah, incluso Levitico 19:27:
“Non radere i capelli intorno alla testa né radere il contorno della barba vicino alla pelle.”

INFLUENZA GRECA E ROMANA

I primi cristiani iniziarono ad allontanarsi dal comandamento riguardante i capelli e la barba, principalmente a causa delle influenze culturali nei primi secoli dell’era cristiana.

PRATICHE CULTURALI E COMPROMESSO

Con la diffusione del cristianesimo nel mondo greco-romano, i convertiti portarono con sé le loro pratiche culturali. Greci e romani seguivano norme igieniche ed estetiche che prevedevano la rasatura e la regolazione dei capelli e della barba. Queste abitudini cominciarono a influenzare i costumi dei cristiani gentili.

Statua di Menandro che mostra i capelli corti e la barba rasata tipici dell'antica Grecia.
I primi cristiani furono influenzati dall’aspetto dei romani e dei greci e iniziarono a trascurare la Legge di Dio su come tenere capelli e barba.

IL FALLIMENTO DELLA CHIESA NEL RIMANERE FERMA

Quello sarebbe dovuto essere il momento in cui i capi della chiesa dovevano rimanere saldi nell’evidenziare la necessità di essere fedeli agli insegnamenti dei profeti e di Gesù, indipendentemente dai valori e dalle pratiche culturali.

Non si sarebbe mai dovuto scendere a compromessi con nessuno dei comandamenti di Dio. Tuttavia, questa mancanza di fermezza è stata tramandata di generazione in generazione, dando origine a un popolo indebolito nella capacità di rimanere fedele alla Legge di Dio.

IL RESTO PRESERVATO DA DIO

Questa debolezza persiste ancora oggi, e la chiesa che vediamo ora è ben lontana da quella fondata da Gesù. L’unico motivo per cui essa continua a esistere è che, come sempre, Dio ha preservato un resto:
“Settemila uomini che non si sono piegati davanti a Baal né lo hanno baciato” (1 Re 19:18).

IL SIGNIFICATO DEL COMANDAMENTO

UN PROMEMORIA DI OBBEDIENZA

Il comandamento riguardante i capelli e la barba è un promemoria tangibile dell’obbedienza e della separazione dalle influenze del mondo. Esso riflette uno stile di vita dedicato a onorare le istruzioni di Dio sopra le norme culturali o sociali.

Un uomo che si taglia i capelli nell'antico Israele.
Non c’è alcun passo nelle Scritture che indichi che Dio abbia annullato il Suo comandamento sui capelli e la barba. Gesù e i Suoi discepoli osservavano la legge anche in questo.

Gesù e i Suoi apostoli hanno vissuto in obbedienza, e il loro esempio dovrebbe ispirare i credenti moderni a recuperare questo comandamento spesso trascurato come parte della loro fedeltà alla santa Legge di Dio.

GESÙ, LA SUA BARBA E I SUOI CAPELLI

GESÙ COME SUPREMO ESEMPIO

Gesù Cristo, con la Sua vita, ci ha dato l’esempio supremo di come chiunque desideri la vita eterna debba vivere in questo mondo. Egli ha dimostrato l’importanza di obbedire a tutti i comandamenti del Padre, incluso il comandamento riguardante i capelli e la barba dei figli di Dio.

Il Suo esempio ha valore sotto due aspetti fondamentali: per i Suoi contemporanei e per le generazioni future di discepoli.

SFIDARE LE TRADIZIONI RABBINICHE

Al Suo tempo, l’osservanza della Torah da parte di Gesù serviva a contrastare molti insegnamenti rabbinici che dominavano la vita ebraica. Questi insegnamenti sembravano estremamente fedeli alla Torah, ma erano in realtà tradizioni umane create per mantenere le persone “sottomesse” a quei precetti.

OBBEDIENZA PURA E NON CONTAMINATA

Osservando fedelmente la Torah — inclusi i comandamenti riguardanti la barba e i capelli — Gesù sfidò queste distorsioni e offrì un esempio puro e incontaminato di obbedienza alla Legge di Dio.

LA BARBA DI GESÙ NELLA PROFEZIA E NELLA SUA SOFFERENZA

L’importanza della barba di Gesù è evidenziata anche nella profezia e nella Sua sofferenza. Nella descrizione profetica delle torture del Messia, come servo sofferente, una delle violenze subite fu lo strappo della barba: “Ho presentato il dorso a quelli che mi percuotevano, le guance a quelli che mi strappavano la barba; non ho nascosto il volto agli insulti e agli sputi” (Isaia 50:6).

Questo dettaglio sottolinea non solo la sofferenza fisica di Gesù, ma anche la Sua obbedienza incrollabile ai comandamenti di Dio, anche davanti a una sofferenza inimmaginabile. Il Suo esempio rimane un potente richiamo per i Suoi seguaci, affinché onorino la Legge di Dio in ogni aspetto della vita, così come fece Lui.

COME OSSERVARE CORRETTAMENTE QUESTO COMANDAMENTO ETERNO

LUNGHEZZA DI CAPELLI E BARBA

Gli uomini dovrebbero mantenere capelli e barba a una lunghezza tale da rendere evidente, anche da lontano, la loro presenza. Né troppo lunghi né troppo corti: l’aspetto principale è che né i capelli né la barba vengano rasati troppo vicino alla pelle.

NON RASARE I CONTORNI NATURALI

I capelli e la barba non devono essere rasati nei loro contorni naturali. Questo è l’aspetto chiave del comandamento, che si basa sul termine ebraico pe’ah (פאה), che significa contorno, bordo, margine, angolo o lato. Non si riferisce alla lunghezza di ogni singolo capello, ma alle estremità naturali della capigliatura e della barba. Per esempio, la stessa parola pe’ah è usata riguardo ai bordi di un campo: “Quando mieterai la raccolta della tua terra, non mietere fino ai margini (pe’ah) del tuo campo, né raccogliere le spighe rimaste” (Levitico 19:9).

Chiaramente, questo non riguarda l’altezza o la lunghezza delle spighe, ma la parte estrema del campo stesso. Lo stesso principio si applica a capelli e barba.

ASPETTI ESSENZIALI PER L’OSSERVANZA DEL COMANDAMENTO

  1. Mantenere la visibilità: I capelli e la barba devono essere visibili e riconoscibili, a riflesso della distinzione richiesta da Dio.
  2. Preservare i contorni naturali: Evitare la rasatura o l’alterazione dei contorni naturali dell’attaccatura dei capelli e della barba.

Seguendo questi principi, l’uomo può osservare fedelmente questa istruzione divina riguardo ai capelli e alla barba, onorando i comandamenti eterni di Dio così come furono intesi.

Due uomini affiancati mostrano il modo corretto e scorretto di mantenere barba e capelli secondo il comandamento di Dio, come descritto nella Scrittura.

ARGOMENTAZIONI NON VALIDE PER NON OBBEDIRE A QUESTO COMANDAMENTO DI DIO:

ARGOMENTO NON VALIDO:
“Solo chi vuole avere la barba deve obbedire”

Alcuni uomini, inclusi leader messianici, sostengono che non hanno bisogno di obbedire a questo comandamento perché si radono completamente la barba. Secondo questa logica illogica, il comandamento si applicherebbe solo a chi sceglie di “avere la barba”. In altre parole, solo se un uomo decidesse di far crescere la barba (o i capelli) dovrebbe seguire le istruzioni di Dio.

Questa comoda argomentazione non si trova nel testo sacro. Non vi è alcun “se” o “nel caso”, ma solo istruzioni chiare su come mantenere capelli e barba. Seguendo la stessa logica, si potrebbero ignorare altri comandamenti, come quello del sabato:

  • “Non ho bisogno di osservare il settimo giorno perché non osservo nessun giorno,” oppure
  • “Non mi preoccupo delle carni proibite perché non chiedo mai che tipo di carne c’è nel mio piatto.”

Questo tipo di atteggiamento non convince Dio, poiché Egli vede che l’individuo considera le Sue leggi non come un piacere, ma come un fastidio che preferirebbe non esistesse. Ciò è in netto contrasto con l’atteggiamento dei salmisti:
“O Signore, insegnami a comprendere le tue leggi, e le seguirò sempre. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore” (Salmo 119:33-34).

ARGOMENTO NON VALIDO:
“Il comandamento sulla barba e sui capelli era legato ai riti pagani delle nazioni vicine”

Il comandamento sui capelli e la barba è spesso interpretato erroneamente come legato ai rituali pagani riguardanti i morti, solo perché i versetti adiacenti nello stesso capitolo menzionano pratiche che Dio proibisce. Tuttavia, esaminando attentamente il contesto e la tradizione ebraica, si nota che questa interpretazione non ha una base solida nelle Scritture.

Questo comandamento è un’istruzione chiara sull’aspetto personale, senza alcun riferimento a pratiche pagane legate ai morti o ad altri costumi pagani.

IL CONTESTO PIÙ AMPIO DI LEVITICO 19

Questo capitolo del Levitico contiene un’ampia gamma di leggi che trattano vari aspetti della vita quotidiana e della moralità. Includono comandamenti su:

  • Non praticare la divinazione e la stregoneria (Levitico 19:26)
  • Non fare incisioni o tatuaggi sul corpo per i morti (Levitico 19:28)
  • Non prostituire (Levitico 19:29)
  • Trattare bene gli stranieri (Levitico 19:33-34)
  • Onorare gli anziani (Levitico 19:32)
  • Usare pesi e misure oneste (Levitico 19:35-36)
  • Non mescolare diversi tipi di semi (Levitico 19:19)

Ciascuna di queste leggi riflette la specifica preoccupazione di Dio per la santità e l’ordine all’interno del popolo d’Israele. È quindi essenziale considerare ogni comandamento per il suo proprio valore. Non si può semplicemente affermare che il comandamento di non tagliare capelli e barba sia legato a riti pagani solo perché il versetto 28 parla di tagli per i morti e il versetto 26 di stregoneria.

NESSUNA CLAUSOLA CONDIZIONALE NEL COMANDAMENTO

NESSUNA ECCEZIONE NELLE SCRITTURE

Sebbene ci siano passi nel Tanach che collegano la rasatura di capelli e barba al lutto, in nessuna parte delle Scritture si afferma che un uomo possa radersi capelli e barba purché non lo faccia come segno di lutto.

Questa clausola condizionale al comandamento è un’aggiunta umana — un tentativo di creare eccezioni che Dio non ha incluso nella Sua Legge. Tale interpretazione aggiunge clausole non presenti nel testo sacro, rivelando un tentativo di evitare l’obbedienza piena.

MODIFICARE I COMANDAMENTI È RIBELLIONE

Questo atteggiamento, che modifica i comandamenti secondo la comodità personale anziché seguire ciò che è stato chiaramente ordinato, è contrario allo spirito di sottomissione alla volontà di Dio. I passi che menzionano la rasatura per i morti servono da avvertimento: questa scusa non giustifica la trasgressione del comandamento sui capelli e la barba.

GLI EBREI ORTODOSSI

LA LORO COMPRENSIONE DEL COMANDAMENTO

Sebbene abbiano chiaramente una comprensione errata di alcuni dettagli riguardanti il taglio dei capelli e della barba, gli ebrei ortodossi, fin dai tempi antichi, hanno sempre inteso il comandamento in Levitico 19:27 come separato dalle leggi relative alle pratiche pagane.

Essi mantengono questa distinzione, riconoscendo che il divieto riflette un principio di santità e separazione, non legato al lutto o a rituali idolatrici.

ANALISI DEI TERMINI EBREI

Le parole ebraiche usate nel versetto 27, come taqqifu (תקפו), che significa “tagliare o rasare attorno”, e tashchit (תשחית), che significa “danneggiare” o “distruggere”, indicano un divieto di alterare l’aspetto naturale dell’uomo in modo da disonorare l’immagine di santità che Dio si aspetta dal Suo popolo.

Non vi è alcun collegamento diretto con le pratiche pagane descritte nei versetti precedenti o successivi.

IL COMANDAMENTO COME PRINCIPIO DI SANTITÀ

Affermare che Levitico 19:27 sia collegato a rituali pagani è scorretto e fazioso. Il versetto fa parte di un insieme di comandamenti che guidano la condotta e l’aspetto del popolo d’Israele ed è sempre stato compreso come un ordine distinto, separato dai riti di lutto o idolatria menzionati in altri passaggi.

L’INSEGNAMENTO DI GESÙ, CON LE PAROLE E CON L’ESEMPIO

Il vero seguace di Cristo prende la Sua vita come modello per ogni cosa. Gesù ha reso chiaro che, se Lo amiamo, saremo obbedienti al Padre e al Figlio.

Questo non è un requisito per i deboli, ma per coloro che hanno lo sguardo fisso sul Regno di Dio e sono disposti a fare tutto il necessario per ottenere la vita eterna — anche se ciò comporta opposizione da parte di amici, chiesa e famiglia.

COMANDAMENTI IGNORATI DALLA MAGGIOR PARTE DEL MONDO CRISTIANO

I comandamenti riguardanti i capelli e la barba, i tzitzit, la circoncisione, il sabato e le carni proibite sono ignorati praticamente da tutto il mondo cristiano. Coloro che si rifiutano di seguire la folla affronteranno sicuramente persecuzioni, proprio come Gesù ci ha avvertito.

L’obbedienza a Dio richiede coraggio, ma la ricompensa è l’eternità.


Appendice 3: Il tzitzit (frange, cordoni, nappe)

IL COMANDAMENTO DI RICORDARE I COMANDAMENTI

L’ISTRUZIONE SUL TZITZIT

Il comandamento del tzitzit, dato da Dio tramite Mosè durante i 40 anni di peregrinazione, ordina ai figli d’Israele — sia nati nel popolo che gentili — di fare delle frange (tzitzit [ציצת], che significa fili, frange, nappe) agli angoli dei loro indumenti, includendo un filo azzurro tra le frange.

Questo simbolo fisico serve a distinguere i seguaci di Dio, fungendo da promemoria costante della loro identità e del loro impegno verso i Suoi comandamenti.

IL SIGNIFICATO DEL FILO AZZURRO

L’inclusione del filo azzurro — un colore spesso associato al cielo e alla divinità — sottolinea la santità e l’importanza di questo segno. Questo comandamento viene dichiarato da osservare “di generazione in generazione”, indicando che non è limitato a un periodo specifico, ma deve essere osservato continuamente:
“Il Signore disse a Mosè: ‘Parla ai figli d’Israele e di’ loro: Per tutte le generazioni a venire farete delle frange agli angoli dei vostri indumenti, e metterete un filo azzurro su ciascuna frangia. Le frange vi serviranno per ricordare tutti i comandamenti del Signore, affinché li osserviate e non vi prostituiate seguendo i desideri del vostro cuore e dei vostri occhi. Così vi ricorderete di tutti i miei comandamenti e li metterete in pratica, e sarete santi per il vostro Dio.’” (Numeri 15:37-40)

IL TZITZIT COME STRUMENTO SACRO

Il tzitzit non è un semplice ornamento decorativo; è uno strumento sacro che guida il popolo di Dio all’obbedienza. Il suo scopo è chiaro: impedire ai credenti di seguire i propri desideri e condurli a una vita di santità davanti a Dio.

Indossando i tzitzit, i seguaci del Signore dimostrano la loro dedizione ai Suoi comandamenti e si ricordano quotidianamente della loro alleanza con Lui.

SOLO PER GLI UOMINI O PER TUTTI?

LA TERMINOLOGIA EBRAICA

Una delle domande più comuni riguardo a questo comandamento è se esso si applichi esclusivamente agli uomini o a tutti. La risposta si trova nel termine ebraico utilizzato in questo versetto, Bnei Yisrael (בני ישראל), che significa “figli d’Israele” (maschile).

In altri versetti, tuttavia, quando Dio dà istruzioni all’intera comunità, viene usata l’espressione Kol-Kahal Yisrael (כל-קהל ישראל), che significa “assemblea d’Israele” e si riferisce chiaramente all’intera comunità (vedi Giosuè 8:35; Deuteronomio 31:11; 2 Cronache 34:30).

Ci sono anche casi in cui la popolazione generale è indicata con la parola am (עַם), che significa semplicemente “popolo” ed è chiaramente neutra dal punto di vista del genere. Ad esempio, quando Dio diede i Dieci Comandamenti: “Allora Mosè scese dal monte verso il popolo (עַם) e disse loro” (Esodo 19:25).

La scelta delle parole per il comandamento riguardante il tzitzit nell’ebraico originale indica che esso fu rivolto specificamente ai figli (“uomini”) d’Israele.

LA PRATICA TRA LE DONNE OGGI

Sebbene alcune donne ebree moderne e alcune donne gentili messianiche amino adornare i loro vestiti con ciò che chiamano tzitzit, non vi è alcuna indicazione che questo comandamento fosse destinato a entrambi i sessi.

COME INDOSSARE IL TZITZIT

I tzitzit devono essere attaccati agli indumenti: due nella parte anteriore e due nella parte posteriore, eccetto durante il bagno (naturalmente). Alcuni considerano facoltativo indossarli mentre si dorme. Chi sceglie di non indossarli di notte segue la logica che lo scopo del tzitzit è servire da promemoria visivo, cosa inefficace durante il sonno.

La pronuncia di tzitzit è (zitzit), e le forme plurali sono tzitzitot (zitziôt) oppure semplicemente tzitzit.

IL COLORE DEI FILI

NESSUNA TONALITÀ DI AZZURRO SPECIFICA RICHIESTA

È importante notare che il brano non specifica la tonalità esatta di azzurro (o porpora) per il filo. Nell’ebraismo moderno, molti scelgono di non includere il filo azzurro, sostenendo che la tonalità esatta è sconosciuta, e usano solo fili bianchi nei tzitzit. Tuttavia, se la tonalità fosse davvero cruciale, Dio avrebbe sicuramente fornito istruzioni chiare.

L’essenza del comandamento risiede nell’obbedienza e nel costante ricordo dei comandamenti di Dio, non nella precisione del colore.

SIMBOLISMO DEL FILO AZZURRO

Alcuni credono che il filo azzurro simboleggi il Messia, anche se non esiste alcun sostegno scritturale per questa interpretazione, nonostante possa risultare suggestiva.

Altri approfittano dell’assenza di restrizioni riguardo ai colori degli altri fili — a parte l’obbligo che uno sia azzurro — per creare tzitzit elaborati e multicolore. Ciò non è consigliabile, poiché dimostra leggerezza nei confronti dei comandamenti di Dio, il che non è edificante.

CONTESTO STORICO DEI COLORI

Durante i tempi biblici, tingere i fili era costoso, quindi è quasi certo che i tzitzit originali fossero realizzati nei colori naturali della lana di pecora, capra o cammello — con tonalità che variavano dal bianco al beige. Si raccomanda di attenersi a queste tonalità naturali.

Confronto tra tre diversi tipi di tzitzit e descrizione del tipo corretto secondo la Legge di Dio nella Bibbia in Numeri 15:37-40.

IL NUMERO DEI FILI

ISTRUZIONI SCRITTURALI SUI FILI

Le Scritture non specificano quanti fili debba avere ciascun tzitzit. L’unico requisito è che uno dei fili sia azzurro.

Nell’ebraismo moderno, i tzitzit sono solitamente realizzati con quattro fili ripiegati per formare otto fili totali. Vengono anche aggiunti dei nodi, ritenuti obbligatori. Tuttavia, questa pratica degli otto fili e dei nodi è una tradizione rabbinica, senza alcun fondamento scritturale.

NUMERI CONSIGLIATI: CINQUE O DIECI FILI

Ai nostri fini, suggeriamo di usare cinque o dieci fili per ciascun tzitzit. Questo numero è stato scelto perché, se lo scopo dei tzitzit è ricordarci i comandamenti di Dio, è opportuno che il numero dei fili si colleghi ai Dieci Comandamenti.

Sebbene nella Legge di Dio ci siano sicuramente più di dieci comandamenti, le due tavole dei Dieci Comandamenti in Esodo 20 sono da lungo tempo considerate un simbolo dell’intera Legge di Dio.

Realizza i tuoi tzitzit secondo il comandamento di Dio
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SIMBOLISMO DEI NUMERI DEI FILI

In questo caso:

  • Dieci fili potrebbero rappresentare i Dieci Comandamenti in ciascun tzitzit.
  • Cinque fili potrebbero simboleggiare cinque comandamenti per tavola, anche se non è noto con certezza come i comandamenti fossero divisi tra le due tavole.

Molti speculano (senza prove) che una tavola contenesse quattro comandamenti riguardanti il nostro rapporto con Dio e l’altra sei riguardanti il nostro rapporto con gli altri.

In ogni caso, la scelta tra cinque o dieci fili è solo un suggerimento, poiché Dio non ha fornito questo dettaglio a Mosè.

“AFFINCHÉ LO GUARDIATE E RICORDIATE”

UNO STRUMENTO VISIVO PER L’OBBEDIENZA

Il tzitzit, con il suo filo azzurro, serve come strumento visivo per aiutare i servi di Dio a ricordare e mettere in pratica tutti i Suoi comandamenti. Il versetto sottolinea l’importanza di non seguire i desideri del cuore o degli occhi, che possono portare al peccato. I seguaci di Dio devono invece concentrarsi sull’obbedienza ai Suoi comandamenti.

UN PRINCIPIO SENZA TEMPO

Questo principio è senza tempo e si applica sia agli antichi israeliti che ai cristiani di oggi, i quali sono chiamati a rimanere fedeli ai comandamenti di Dio ed evitare le tentazioni del mondo. Ogni volta che Dio ci ordina di ricordare qualcosa, è perché sa che tendiamo a dimenticare.

UNA BARRIERA CONTRO IL PECCATO

Questa “dimenticanza” non significa solo non ricordare i comandamenti, ma anche non metterli in pratica. Quando una persona sta per commettere un peccato e abbassa lo sguardo verso i propri tzitzit, viene ricordata che esiste un Dio che ha dato dei comandamenti. Se questi comandamenti non vengono osservati, ci saranno conseguenze.

In questo senso, il tzitzit funge da barriera contro il peccato, aiutando i credenti a rimanere consapevoli delle loro responsabilità e saldi nella fedeltà a Dio.

“TUTTI I MIEI COMANDAMENTI”

UNA CHIAMATA ALL’OBBEDIENZA COMPLETA

Osservare tutti i comandamenti di Dio è essenziale per mantenere santità e fedeltà a Lui. I tzitzit sugli indumenti servono come simbolo tangibile per ricordare ai servi di Dio la loro responsabilità di vivere una vita santa e obbediente.

Essere santi — separati per Dio — è un tema centrale in tutta la Bibbia, e questo comandamento specifico offre un modo per mantenere viva la consapevolezza dell’obbligo di obbedienza.

IL SIGNIFICATO DI “TUTTI” I COMANDAMENTI

È importante notare l’uso del sostantivo ebraico kōl (כֹּל), che significa “tutti”, e che sottolinea la necessità di obbedire non solo ad alcuni comandamenti — come avviene nella quasi totalità delle chiese nel mondo — ma all’intero “pacchetto” di comandamenti che ci è stato dato.

I comandamenti di Dio sono, infatti, istruzioni che devono essere fedelmente seguite se desideriamo compiacerLo. Agendo in tal modo, siamo nella posizione di essere mandati a Gesù e ricevere il perdono dei nostri peccati tramite il Suo sacrificio espiatorio.

IL PROCESSO CHE PORTA ALLA SALVEZZA

COMPIACERE IL PADRE ATTRAVERSO L’OBBEDIENZA

Gesù ha chiarito che il cammino verso la salvezza inizia con l’individuo che compiace il Padre attraverso la propria condotta (Salmo 18:22-24). Quando il Padre esamina il cuore della persona e conferma la sua inclinazione all’obbedienza, lo Spirito Santo guida quella persona a osservare tutti i Suoi santi comandamenti.

IL RUOLO DEL PADRE NEL CONDURRE A GESÙ

Il Padre, poi, manda — o “dona” — questa persona a Gesù:
“Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giovanni 6:44).
E anche:
“Questa è la volontà di Colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che Egli mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno” (Giovanni 6:39).

I TZITZIT COME PROMEMORIA QUOTIDIANO

I tzitzit, come promemoria visivo e fisico, svolgono un ruolo fondamentale in questo processo, servendo come aiuto quotidiano per i servi di Dio nel rimanere saldi nell’obbedienza e nella santità.

Questa consapevolezza continua di tutti i Suoi comandamenti non è opzionale, ma un aspetto fondamentale di una vita devota a Dio e allineata alla Sua volontà.

GESÙ E I TZITZIT

Una donna con perdita di sangue che tocca il tzitzit di Gesù e viene guarita, secondo Matteo 9:20-21.

Gesù Cristo, nella Sua vita, ha dimostrato l’importanza di adempiere i comandamenti di Dio, incluso l’indossare i tzitzit sui Suoi indumenti. Quando leggiamo il termine greco originale [kraspedon (κράσπεδον), che significa tzitzit, fili, nappe, frange], diventa chiaro che è questo ciò che la donna con la perdita di sangue toccò per essere guarita:

“Ed ecco, una donna che aveva perdite di sangue da dodici anni si avvicinò da dietro e toccò le frange del suo mantello” (Matteo 9:20).

Allo stesso modo, nel Vangelo di Marco vediamo che molti cercavano di toccare i tzitzit di Gesù, riconoscendo che essi simboleggiavano i potenti comandamenti di Dio, che portano benedizione e guarigione:
“Ovunque andasse — nei villaggi, nelle città o nelle campagne — ponevano i malati nelle piazze, e lo pregavano di poter toccare anche solo le frange del suo mantello; e tutti quelli che le toccavano erano guariti” (Marco 6:56).

IL SIGNIFICATO DEI TZITZIT NELLA VITA DI GESÙ

Questi racconti mettono in evidenza che Gesù osservava fedelmente il comandamento di indossare i tzitzit come prescritto nella Torah. I tzitzit non erano semplici elementi decorativi, ma simboli profondi dei comandamenti di Dio, che Gesù incarnava e osservava. Il riconoscimento, da parte del popolo, dei tzitzit come punto di contatto con il potere divino sottolinea il ruolo dell’obbedienza alla Legge di Dio nel portare benedizioni e miracoli.

L’osservanza di questo comandamento da parte di Gesù dimostra la Sua completa sottomissione alla Legge di Dio e offre un esempio potente ai Suoi seguaci affinché facciano lo stesso — non solo per quanto riguarda i tzitzit, ma per tutti i comandamenti del Padre, come il Sabbato, la circoncisione, i capelli e la barba e le carni proibite.


Appendice 2: La circoncisione e il cristiano

CIRCONCISIONE: UN COMANDAMENTO CHE QUASI TUTTE LE CHIESE CONSIDERANO ABOLITO

Tra tutti i santi comandamenti di Dio, la circoncisione sembra essere l’unico che quasi tutte le chiese considerano — erroneamente — abolito. Il consenso è così diffuso che persino antichi rivali dottrinali — come la Chiesa Cattolica e le denominazioni protestanti (Assemblea di Dio, Avventisti del Settimo Giorno, Battisti, Presbiteriani, Metodisti, ecc.) — così come gruppi spesso etichettati come sette, come i Mormoni e i Testimoni di Geova, sostengono tutti che questo comandamento sia stato annullato sulla croce.

GESÙ NON NE HA MAI INSEGNATO L’ABOLIZIONE

Ci sono due ragioni principali per cui questa convinzione è così diffusa tra i cristiani, nonostante Gesù non abbia mai insegnato una simile dottrina e nonostante tutti gli apostoli e discepoli di Gesù abbiano obbedito a questo comandamento — incluso Paolo, i cui scritti sono spesso usati dai leader religiosi per “liberare” i gentili da questo requisito stabilito da Dio stesso.

Tutto ciò viene fatto nonostante non esista alcuna profezia nell’Antico Testamento che suggerisca che, con la venuta del Messia, il popolo di Dio — sia esso ebreo o gentile — sarebbe stato esentato dall’osservanza di questo comandamento. In realtà, la circoncisione è sempre stata richiesta, fin dai tempi di Abramo, per ogni uomo che volesse far parte del popolo che Dio ha separato per essere salvato, indipendentemente dal fatto che fosse discendente di Abramo o no.

LA CIRCONCISIONE COME SEGNO DELL’ALLEANZA ETERNA

Nessuno era ammesso come parte della comunità santa (separata dalle altre nazioni) se non si sottoponeva alla circoncisione. La circoncisione era il segno fisico dell’alleanza tra Dio e il Suo popolo privilegiato.

Inoltre, questa alleanza non era limitata a un periodo storico o ai soli discendenti biologici di Abramo; essa includeva anche tutti gli stranieri che desideravano essere ufficialmente integrati nella comunità e considerati uguali davanti a Dio. Il Signore fu esplicito:
“Questo vale non solo per quelli nati nella tua casa, ma anche per gli stranieri comprati con denaro. Sia i nati in casa, sia quelli acquistati con denaro devono essere circoncisi. La mia alleanza nella vostra carne sarà un’alleanza eterna” (Genesi 17:12-13).

I GENTILI E IL REQUISITO DELLA CIRCONCISIONE

Se i gentili non avessero davvero bisogno di questo segno fisico per entrare a far parte del popolo separato dal Signore, non ci sarebbe stato motivo per Dio di richiedere la circoncisione prima della venuta del Messia ma non dopo.

NESSUN SOSTEGNO PROFETICO PER UN CAMBIAMENTO

Perché ciò fosse vero, dovrebbero esserci informazioni in tal senso nelle profezie, e Gesù stesso avrebbe dovuto informarci che tale cambiamento sarebbe avvenuto dopo la Sua ascensione. Tuttavia, non c’è alcuna menzione nell’Antico Testamento riguardo all’inclusione dei gentili nel popolo di Dio che suggerisca che essi sarebbero stati esentati da qualsiasi comandamento — inclusa la circoncisione — solo perché non erano discendenti biologici di Abramo.

DUE MOTIVAZIONI COMUNI USATE PER NON OBBEDIRE A QUESTO COMANDAMENTO DI DIO

LA PRIMA MOTIVAZIONE: LE CHIESE INSEGNANO ERRONEAMENTE CHE IL COMANDAMENTO DELLA CIRCONCISIONE È STATO ANNULLATO

La prima motivazione per cui le chiese insegnano che la legge di Dio sulla circoncisione è stata annullata — senza specificare chi l’avrebbe annullata — risiede nella difficoltà di adempiere questo comandamento. I leader delle chiese temono che, se accettassero e insegnassero la verità — ovvero che Dio non ha mai dato alcuna istruzione per abolirlo — perderebbero molti membri.

In generale, questo comandamento è in effetti scomodo da osservare. Lo è sempre stato e lo è ancora oggi. Anche con i progressi medici, un cristiano che decide di obbedire a questo comandamento deve trovare un professionista, pagare di tasca propria (poiché la maggior parte delle assicurazioni sanitarie non lo copre), sottoporsi all’intervento, affrontare i disagi post-operatori e sopportare lo stigma sociale, spesso incontrando opposizione da parte di familiari, amici e della stessa chiesa.

TESTIMONIANZA PERSONALE

Un uomo deve essere davvero determinato a obbedire a questo comandamento del Signore per portarlo a termine; altrimenti, rinuncerà facilmente. Gli incoraggiamenti ad abbandonare questo percorso sono numerosi. Lo so perché ci sono passato personalmente: all’età di 63 anni mi sono fatto circoncidere in obbedienza al comandamento.

LA SECONDA MOTIVAZIONE: L’INCOMPRESIONE SULLA DELEGAZIONE DIVINA O L’AUTORIZZAZIONE

La seconda motivazione, e certamente quella principale, è che la chiesa non ha una comprensione corretta della delegazione o autorizzazione divina. Questa incomprensione fu sfruttata fin dall’inizio dal diavolo, quando, solo pochi decenni dopo l’ascensione di Gesù, cominciarono le dispute di potere tra i leader della chiesa, culminando nell’assurda conclusione che Dio avesse delegato a Pietro e ai suoi presunti successori l’autorità di modificare a piacere la Legge di Dio.

Un gruppo di israeliti nell’antica Gerusalemme parla in una strada buia mentre tiene una torcia accesa.
Non appena Gesù tornò al Padre, il diavolo iniziò a influenzare i leader della chiesa per allontanare i gentili dai comandamenti eterni di Dio.

Questa aberrazione si estese ben oltre la circoncisione, colpendo molti altri comandamenti dell’Antico Testamento, che Gesù e i Suoi seguaci avevano sempre osservato fedelmente.

AUTORITÀ SULLA LEGGE DI DIO

Ispirata dal diavolo, la chiesa ignorò il fatto che qualsiasi delega di autorità sulla santa Legge di Dio doveva provenire direttamente da Dio stesso — o tramite i Suoi profeti dell’Antico Testamento, o tramite il Suo Messia.

È inconcepibile che esseri umani si siano arrogati l’autorità di modificare qualcosa di così prezioso per Dio come la Sua Legge. Nessun profeta del Signore, né Gesù, ci ha mai avvertito che il Padre, dopo il Messia, avrebbe concesso a qualche gruppo o individuo, dentro o fuori la Bibbia, il potere o l’ispirazione per annullare, abolire, modificare o aggiornare anche il più piccolo dei Suoi comandamenti. Al contrario, il Signore dichiarò esplicitamente che questo sarebbe stato un peccato grave:
“Non aggiungerete nulla a ciò che vi comando e non ne toglierete nulla, ma osserverete i comandamenti del Signore vostro Dio che io vi do” (Deuteronomio 4:2).

LA PERDITA DELL’INDIVIDUALITÀ NEL RAPPORTO CON DIO

LA CHIESA COME INTERMEDIARIO NON VOLUTO

Un altro problema critico è la perdita dell’individualità nel rapporto tra creatura e Creatore. Il ruolo della chiesa non era mai stato pensato come quello di intermediario tra Dio e l’uomo. Tuttavia, già nei primi secoli dell’era cristiana, la chiesa assunse questo ruolo.

Invece che ogni credente, guidato dallo Spirito Santo, si relazionasse individualmente con il Padre e il Figlio, le persone divennero completamente dipendenti dai loro capi spirituali per sapere cosa il Signore permette o proibisce.

ACCESSO LIMITATO ALLE SCRITTURE

Questo grave problema si verificò in gran parte perché, fino alla Riforma del XVI secolo, l’accesso alle Scritture era un privilegio riservato al clero. Era esplicitamente vietato all’uomo comune leggere la Bibbia da solo, con la giustificazione che non fosse in grado di comprenderla senza l’interpretazione ecclesiastica.

L’INFLUENZA DEI LEADER SUL POPOLO

DIPENDENZA DAGLI INSEGNAMENTI DEI CAPI

Sono passati cinque secoli e, nonostante l’accesso universale alle Scritture, le persone continuano ad affidarsi esclusivamente a ciò che i loro capi insegnano — giusto o sbagliato — rimanendo incapaci di apprendere e agire in modo indipendente su ciò che Dio richiede da ogni individuo.

Gli stessi insegnamenti errati sui comandamenti santi ed eterni di Dio che esistevano prima della Riforma continuano a essere trasmessi nei seminari di ogni denominazione.

L’INSEGNAMENTO DI GESÙ SULLA LEGGE

Per quanto ne sappia, non esiste una sola istituzione cristiana che insegni ai futuri leader ciò che Gesù ha chiaramente affermato: che nessun comandamento di Dio ha perso validità dopo la venuta del Messia:
“In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure una iota o un solo trattino scomparirà dalla Legge, finché tutto non sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi comandamenti e insegnerà così agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li metterà in pratica e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno dei cieli (Matteo 5:18-19).

OBBEDIENZA PARZIALE IN ALCUNE DENOMINAZIONI

ADESIONE SELETTIVA AI COMANDAMENTI DI DIO

Alcune denominazioni si sforzano di insegnare che i comandamenti del Signore sono validi per sempre, e che nessun autore biblico successivo al Messia ha mai scritto contro questa verità. Eppure, per qualche motivo misterioso, limitano l’elenco dei comandamenti che considerano ancora vincolanti per i cristiani.

Queste denominazioni solitamente enfatizzano i Dieci Comandamenti (incluso il sabato, il settimo giorno del quarto comandamento) e le leggi alimentari di Levitico 11, ma non vanno oltre.

L’INCOERENZA DELLA SCELTA SELETTIVA

La cosa più curiosa è che queste selezioni specifiche non sono accompagnate da alcuna spiegazione chiara, basata sull’Antico Testamento o sui quattro Vangeli, che giustifichi perché quei comandamenti particolari siano ancora validi, mentre altri — come l’osservanza di capelli e barba, l’uso dei tzitzit o la circoncisione — non vengano mai menzionati né difesi.

Sorge quindi la domanda: se tutti i comandamenti del Signore sono santi e giusti, perché sceglierne solo alcuni da osservare e ignorarne altri?

L’ALLEANZA ETERNA

LA CIRCONCISIONE COME SEGNO DELL’ALLEANZA

La circoncisione è l’alleanza eterna tra Dio e il Suo popolo, un gruppo di esseri umani santi separati dal resto della popolazione. Questo gruppo è sempre stato aperto a tutti e non è mai stato limitato ai soli discendenti biologici di Abramo, come alcuni presumono.

Un dipinto del XV secolo dell’artista Giovanni Bellini raffigura la circoncisione di Gesù, con Giuseppe e Maria.
Un dipinto del XV secolo dell’artista Giovanni Bellini raffigura Gesù mentre viene circonciso dai rabbini, accompagnato da Giuseppe e Maria.

Dal momento in cui Dio stabilì Abramo come il primo di questo gruppo, il Signore istituì la circoncisione come segno visibile ed eterno dell’alleanza. Fu reso chiaro che sia i suoi discendenti naturali, sia coloro che non appartenevano alla sua stirpe, avrebbero dovuto avere questo segno fisico dell’alleanza se desideravano far parte del Suo popolo.

GLI SCRITTI DELL’APOSTOLO PAOLO COME ARGOMENTO PER NON OBBEDIRE ALLE LEGGI ETERNE DI DIO

L’INFLUENZA DI MARCIONE SUL CANONE BIBLICO

Uno dei primi tentativi di raccogliere i vari scritti emersi dopo l’ascensione di Cristo fu realizzato da Marcione (85 – 160 d.C.), un ricco armatore del II secolo. Marcione era un fervente seguace di Paolo, ma disprezzava gli ebrei.

La sua “Bibbia” consisteva principalmente negli scritti di Paolo e in un suo proprio vangelo, che molti considerano una versione plagiata del Vangelo di Luca. Marcione rifiutava tutti gli altri vangeli ed epistole, considerandoli non ispirati. Nella sua Bibbia, ogni riferimento all’Antico Testamento era stato rimosso, poiché egli insegnava che il Dio anteriore a Gesù non fosse lo stesso proclamato da Paolo.

La Bibbia di Marcione fu rigettata dalla Chiesa di Roma e lui fu condannato come eretico, ma la sua visione degli scritti di Paolo come gli unici ispirati da Dio, e il rifiuto dell’intero Antico Testamento e dei Vangeli di Matteo, Marco e Giovanni, avevano già influenzato le convinzioni di molti cristiani delle origini.

IL PRIMO CANONE UFFICIALE DELLA CHIESA CATTOLICA

LO SVILUPPO DEL CANONE DEL NUOVO TESTAMENTO

Il primo canone del Nuovo Testamento fu ufficialmente riconosciuto alla fine del IV secolo, circa 350 anni dopo che Gesù era tornato al Padre. I concili della Chiesa cattolica a Roma, Ippona (393) e Cartagine (397) furono fondamentali per la definizione dei 27 libri del Nuovo Testamento che conosciamo oggi.

Questi concili furono determinanti per consolidare il canone in risposta alle numerose interpretazioni e testi che circolavano nelle comunità cristiane.

IL RUOLO DEI VESCOVI DI ROMA NELLA FORMAZIONE DELLA BIBBIA

APPROVAZIONE E INCLUSIONE DELLE LETTERE DI PAOLO

Le lettere di Paolo furono incluse nella raccolta di scritti approvata da Roma nel IV secolo. Questa raccolta, considerata sacra dalla Chiesa cattolica, fu chiamata Biblia Sacra in latino e Τὰ βιβλία τὰ ἅγια (ta biblia ta hagia) in greco.

Dopo secoli di dibattiti su quali scritti dovessero formare il canone ufficiale, i vescovi della Chiesa approvarono e dichiararono sacri: l’Antico Testamento ebraico, i quattro Vangeli, il Libro degli Atti (attribuito a Luca), le epistole alle chiese (incluse le lettere di Paolo) e l’Apocalisse di Giovanni.

L’USO DELL’ANTICO TESTAMENTO AL TEMPO DI GESÙ

È importante notare che, al tempo di Gesù, tutti gli ebrei — incluso Gesù stesso — leggevano ed usavano esclusivamente l’Antico Testamento nei loro insegnamenti. Questa pratica era basata prevalentemente sulla versione greca del testo, nota come Settanta, che era stata compilata circa tre secoli prima di Cristo.

LA SFIDA DELL’INTERPRETAZIONE DEGLI SCRITTI DI PAOLO

COMPLESSITÀ E MALINTESI

Gli scritti di Paolo, come quelli di altri autori posteriori a Gesù, furono incorporati nella Bibbia ufficiale approvata dalla Chiesa molti secoli fa e sono quindi considerati fondamentali per la fede cristiana.

Tuttavia, il problema non risiede in Paolo, ma nelle interpretazioni dei suoi scritti. Le sue lettere furono scritte con uno stile complesso e difficile, una sfida già riconosciuta ai suoi tempi (come osservato in 2 Pietro 3:16), quando il contesto culturale e storico era ancora familiare ai lettori. Interpretare questi testi secoli dopo, in un contesto completamente diverso, ne aumenta la difficoltà.

LA QUESTIONE DELL’AUTORITÀ E DELLE INTERPRETAZIONI

LA QUESTIONE DELL’AUTORITÀ DI PAOLO

La questione centrale non è la rilevanza degli scritti di Paolo, ma il principio fondamentale dell’autorità e della sua trasmissione. Come spiegato in precedenza, l’autorità che la Chiesa attribuisce a Paolo — per annullare, abolire, correggere o aggiornare i santi e eterni comandamenti di Dio — non è sostenuta dalle Scritture che lo precedono. Pertanto, tale autorità non proviene dal Signore.

Non esiste alcuna profezia nell’Antico Testamento né nei Vangeli che indichi che, dopo il Messia, Dio avrebbe inviato un uomo da Tarso a cui tutti dovessero dare ascolto e seguire.

ALLINEARE LE INTERPRETAZIONI CON L’ANTICO TESTAMENTO E I VANGELI

LA NECESSITÀ DI COERENZA

Questo significa che qualsiasi comprensione o interpretazione degli scritti di Paolo è errata se non è in linea con le rivelazioni che lo precedettero. Pertanto, un cristiano che teme veramente Dio e la Sua Parola deve respingere qualsiasi interpretazione delle epistole — che sia di Paolo o di qualsiasi altro autore — che non sia coerente con ciò che il Signore ha rivelato tramite i Suoi profeti nell’Antico Testamento e tramite il Suo Messia, Gesù.

UMILTÀ NELL’INTERPRETARE LE SCRITTURE

Il cristiano deve avere la saggezza e l’umiltà di dire:
“Non capisco questo passaggio, e le spiegazioni che ho letto sono false perché non hanno il sostegno dei profeti del Signore e delle parole pronunciate da Gesù. Lo metterò da parte finché, se sarà volontà del Signore, un giorno me lo spiegherà.”

UNA GRANDE PROVA PER I GENTILI

UNA PROVA DI OBBEDIENZA E FEDE

Questa può essere considerata una delle prove più significative che il Signore ha scelto per i gentili, una prova analoga a quella che il popolo ebraico affrontò durante il viaggio verso Canaan. Come dichiarato in Deuteronomio 8:2:
“Ricorda come il Signore tuo Dio ti ha condotto per tutto il cammino nel deserto durante questi quarant’anni, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere cosa c’era nel tuo cuore, se avresti o no osservato i Suoi comandamenti.”

IDENTIFICARE I GENTILI OBBEDIENTI

In questo contesto, il Signore desidera identificare quali gentili sono veramente disposti a unirsi al Suo popolo santo. Si tratta di coloro che decidono di obbedire a tutti i comandamenti, inclusa la circoncisione, nonostante la forte pressione della chiesa e i numerosi passaggi nelle lettere alle chiese che sembrano suggerire che diversi comandamenti — descritti come eterni nei profeti e nei Vangeli — siano stati revocati per i gentili.

CIRCONCISIONE DELLA CARNE E DEL CUORE

UNA SOLA CIRCONCISIONE: FISICA E SPIRITUALE

È importante chiarire che non esistono due tipi di circoncisione, ma una sola: quella fisica. Dovrebbe essere evidente a tutti che l’espressione “circoncisione del cuore”, usata in tutta la Bibbia, è puramente figurativa, proprio come “cuore spezzato” o “cuore gioioso”.

Quando la Bibbia afferma che qualcuno è “incirconciso di cuore”, significa semplicemente che quella persona non sta vivendo come dovrebbe, come qualcuno che ama davvero Dio ed è disposto a obbedirGli.

ESEMPI DALLE SCRITTURE

In altre parole, quest’uomo potrebbe anche essere circonciso fisicamente, ma il suo stile di vita non è coerente con quello che Dio si aspetta dal Suo popolo. Tramite il profeta Geremia, Dio dichiarò che tutto Israele era in uno stato di “incirconcisione del cuore”:
“Tutte le nazioni sono incirconcise, e tutta la casa d’Israele è incirconcisa di cuore” (Geremia 9:26).

Chiaramente erano tutti circoncisi fisicamente, ma poiché si erano allontanati da Dio e avevano abbandonato la Sua santa Legge, furono giudicati come incirconcisi di cuore.

CIRCONCISIONE FISICA E DEL CUORE RICHIESTE

Tutti i figli maschi di Dio, siano essi ebrei o gentili, devono essere circoncisi — non solo fisicamente, ma anche nel cuore. Questo è reso evidente da queste parole chiare:
“Così parla il Signore, Dio sovrano: Nessuno straniero, compreso chi vive tra i figli d’Israele, entrerà nel mio santuario se non è circonciso sia nel corpo che nel cuore” (Ezechiele 44:9).

CONCLUSIONI FONDAMENTALI

  1. Il concetto di circoncisione del cuore è sempre esistito e non è stato introdotto nel Nuovo Testamento come sostituzione della vera circoncisione fisica.
  2. La circoncisione è richiesta a tutti coloro che fanno parte del popolo di Dio, siano essi ebrei o gentili.

LA CIRCONCISIONE E IL BATTESIMO IN ACQUA

UNA FALSA SOSTITUZIONE

Alcuni credono erroneamente che il battesimo in acqua sia stato istituito per i cristiani come sostituto della circoncisione. Tuttavia, questa affermazione è una pura invenzione umana, un tentativo di evitare l’obbedienza al comandamento del Signore.

Se questa affermazione fosse vera, ci aspetteremmo di trovare nei profeti o nei Vangeli dei passaggi che indichino che, dopo l’ascensione del Messia, Dio non avrebbe più richiesto la circoncisione ai gentili che desiderano unirsi al Suo popolo, e che il battesimo ne avrebbe preso il posto. Tuttavia, tali passaggi non esistono.

L’ORIGINE DEL BATTESIMO IN ACQUA

È inoltre importante notare che il battesimo in acqua precede il cristianesimo. Giovanni Battista non fu né l’“inventore” né il “pioniere” del battesimo.

LE ORIGINI EBRAICHE DEL BATTESIMO (MIKVEH)

IL MIKVEH COME RITO DI PURIFICAZIONE

Il battesimo, o mikveh, era già un rito consolidato di immersione tra gli ebrei molto prima del tempo di Giovanni Battista. Il mikveh simboleggiava la purificazione dal peccato e dall’impurità rituale.

Un antico mikveh in mattoni e pietra in Germania.
Un antico mikveh utilizzato dagli ebrei per la purificazione rituale, situato nella città di Worms, in Germania.

Quando un gentile si faceva circoncidere, si sottoponeva anche a un mikveh. Questo atto serviva non solo alla purificazione rituale, ma simboleggiava anche la morte — l’“essere sepolto” nell’acqua — della loro vecchia vita pagana. Uscendo dall’acqua, simile al liquido amniotico dell’utero, si simboleggiava la loro rinascita a una nuova vita come ebreo.

GIOVANNI BATTISTA E IL MIKVEH

Giovanni Battista non stava creando un nuovo rito, ma stava invece dando un nuovo significato a un rito esistente. Invece di essere solo i gentili a “morire” alle loro vecchie vite e “rinascere” come ebrei, Giovanni chiamava anche gli ebrei che vivevano nel peccato a “morire” e “rinascere” come atto di ravvedimento.

Tuttavia, questa immersione non era necessariamente un evento unico. Gli ebrei si immergevano ogni volta che diventavano impuri ritualmente, ad esempio prima di entrare nel Tempio. Era anche comune — e lo è ancora oggi — sottoporsi all’immersione durante Yom Kippur come atto di pentimento.

DISTINGUERE IL BATTESIMO DALLA CIRCONCISIONE

RUOLI DISTINTI DEI RITI

L’idea che il battesimo abbia sostituito la circoncisione non è supportata né dalle Scritture né dalla pratica storica ebraica. Sebbene il battesimo (mikveh) fosse ed è tuttora un simbolo significativo di ravvedimento e purificazione, non è mai stato inteso come sostituto della circoncisione, che è il segno eterno dell’alleanza di Dio.

Entrambi i riti hanno scopi e significati distinti, e l’uno non annulla l’altro.



Appendice 1: Il mito dei 613 comandamenti

IL MITO DEI 613 COMANDAMENTI E I VERI COMANDAMENTI CHE OGNI SERVO DI DIO DEVE CERCARE DI OBBEDIRE

INCOMPRENSIONI COMUNI

Molte volte, quando pubblichiamo testi sulla necessità di obbedire a tutti i comandamenti del Padre e del Figlio per ottenere la salvezza, alcuni lettori si irritano e rispondono con commenti del tipo: “Se è così, allora dovremo osservare tutti e 613 i comandamenti!”

Commenti come questo rivelano che la maggior parte delle persone non ha idea di dove sia nato questo numero misterioso di comandamenti — che nessuno ha mai visto nella Bibbia — né cosa realmente implichi.

SPIEGARE L’ORIGINE DEL MITO

FORMATO DOMANDA-E-RISPOSTA

In questo studio, spiegheremo l’origine di questo mito nel formato domanda-e-risposta.

Chiariremo anche quali sono i veri comandamenti di Dio, così come contenuti nelle Sacre Scritture, che ogni persona che teme Dio Padre e spera di essere inviata al Suo Figlio per la remissione dei peccati dovrebbe cercare di obbedire.

DOMANDA: Cosa sono i cosiddetti 613 comandamenti?
RISPOSTA: I 613 comandamenti (613 Mitzvot) furono inventati dai rabbini nel XII secolo d.C. per gli ebrei praticanti. Il loro autore principale fu il rabbino e filosofo spagnolo Mosè Maimonide (1135–1204), noto anche come Rambam.


DOMANDA: Ci sono davvero 613 comandamenti nelle Scritture?
RISPOSTA: No. I veri comandamenti del Signore sono pochi e semplici da osservare. Il diavolo ha ispirato questo mito come parte del suo piano a lungo termine per convincere l’umanità ad abbandonare l’obbedienza al Signore. Questa strategia è attiva fin dall’Eden.


DOMANDA: Da dove viene il numero 613?
RISPOSTA: Questo numero proviene dalla tradizione rabbinica e dal concetto di numerologia ebraica, che assegna un valore numerico a ogni lettera dell’alfabeto. Una di queste tradizioni afferma che la parola tzitzit (ציצית), che significa frange o cordoni (vedi Numeri 15:37–39), ha una somma numerica di 613 se si sommano le lettere.

In particolare, secondo il mito, queste frange avrebbero un valore numerico iniziale di 600. Aggiungendo otto fili e cinque nodi, si arriva a 613, che si afferma rappresenti il numero di comandamenti presenti nella Torah (i primi cinque libri della Bibbia). Va sottolineato che l’uso dei tzitzit è un vero comandamento che deve essere osservato da tutti, ma questo collegamento con i 613 comandamenti è pura invenzione. È una delle tante “tradizioni degli anziani” menzionate e condannate da Gesù (vedi Matteo 15:1-20). [Vedi lo studio sui tzitzit]


DOMANDA: Come hanno fatto a inventare così tanti comandamenti per arrivare al numero 613 ricavato dai tzitzit (frange)?
RISPOSTA: Con molta difficoltà e creatività. Hanno diviso veri comandamenti in tanti più piccoli per aumentare il conteggio. Hanno anche incluso numerosi comandamenti legati a sacerdoti, al Tempio, all’agricoltura, al bestiame, alle festività e altro ancora.


DOMANDA: Quali sono i veri comandamenti che dobbiamo cercare di osservare?
RISPOSTA: Oltre ai Dieci Comandamenti, ci sono pochi altri comandamenti, tutti semplici da osservare. Alcuni sono specifici per uomini o donne, altri per la comunità, e alcuni per gruppi specifici come agricoltori e allevatori. Molti comandamenti non si applicano ai cristiani perché sono esclusivi dei discendenti della tribù di Levi o sono collegati al Tempio di Gerusalemme, che fu distrutto nel 70 d.C.

Dobbiamo comprendere che ora, negli ultimi tempi, Dio sta chiamando tutti i Suoi figli fedeli a prepararsi, poiché in qualunque momento Egli ci porterà via da questo mondo corrotto. Dio prenderà soltanto coloro che si sforzano di obbedire a tutti i Suoi comandamenti, senza eccezione.

Mosè accanto a Giosuè, mentre insegna la Legge di Dio (tutti i Suoi comandamenti) al popolo d’Israele nel Sinai.
Oltre ai Dieci Comandamenti, ci sono pochi altri comandamenti, tutti semplici da osservare. Dio ordinò a Mosè di insegnarci ciò che il Signore si aspetta da noi.

Non seguire gli insegnamenti e gli esempi dei tuoi capi, ma segui solo ciò che Dio ha comandato. I gentili non sono esentati da nessuno dei comandamenti di Dio:
“L’assemblea avrà le stesse leggi per voi e per il gentile [גֵּר gēr (straniero, forestiero, non ebreo)] che risiede in mezzo a voi; questo sarà un decreto perenne per tutte le vostre generazioni: davanti al Signore, sarà valido per voi come per il gentile che risiede in mezzo a voi. La stessa legge e lo stesso statuto si applicheranno sia a voi che al gentile che risiede tra voi” (Numeri 15:15-16).

Il termine “gentile che risiede in mezzo a voi” si riferisce a ogni non ebreo che desidera unirsi al popolo eletto di Dio e ottenere la salvezza.
“Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dagli ebrei (Giovanni 4:22).

Di seguito riportiamo i comandamenti più spesso ignorati dai cristiani, tutti seguiti da Gesù, dai Suoi apostoli e dai discepoli. Gesù è il nostro esempio.

COMANDAMENTI PER L’UOMO:

COMANDAMENTO PER LE DONNE:

  • Astensione dalle relazioni durante il ciclo mestruale: “Se qualcuno si unisce a una donna nel periodo delle sue mestruazioni e ne scopre la nudità… entrambi saranno eliminati dal loro popolo” (Levitico 20:18).

COMANDAMENTI PER LA COMUNITÀ:


DOMANDA: Nelle sue lettere (epistole), Paolo non dice che Gesù ha obbedito a tutti i comandamenti al posto nostro e li ha annullati con la sua morte?
RISPOSTA:
Assolutamente no. Lo stesso Paolo sarebbe inorridito nel vedere cosa i pastori oggi insegnano nelle chiese usando i suoi scritti. Nessun essere umano, incluso Paolo, ha ricevuto da Dio l’autorità per cambiare nemmeno una lettera della Sua santa ed eterna Legge. Se ciò fosse stato vero, sia i profeti che Gesù avrebbero chiarito che Dio avrebbe inviato un certo uomo da Tarso con tale autorità. Tuttavia, il fatto è che Paolo non è menzionato affatto — né dai profeti nel Tanach (Antico Testamento), né dal Messia nei quattro Vangeli. Una questione così importante non sarebbe stata ignorata da Dio.

I profeti menzionano solo tre persone che compaiono nel periodo del Nuovo Testamento: Giuda (Salmo 41:9), Giovanni Battista (Isaia 40:3) e Giuseppe di Arimatea (Isaia 53:9). Non vi è alcun riferimento a Paolo, e questo perché egli non insegnò nulla che aggiungesse o contraddicesse quanto era già stato rivelato dai profeti o da Gesù.

Qualsiasi cristiano che crede che Paolo abbia cambiato qualcosa di ciò che era stato precedentemente scritto deve riconsiderare la propria comprensione e allinearsi ai profeti e a Gesù — non il contrario, come la maggior parte delle persone fa.

Se non si riesce a far combaciare gli scritti di Paolo con i profeti e Gesù, è meglio metterli da parte piuttosto che disobbedire a Dio sulla base dell’interpretazione di un uomo. Un tale ragionamento non sarà accettato come scusa nel giudizio finale.

Nessuno convincerà il Giudice dicendo: “Sono innocente per aver ignorato i Tuoi comandamenti, perché ho seguito Paolo.” Ecco cosa è stato rivelato sugli ultimi tempi: “Qui è la perseveranza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (Apocalisse 14:12).


DOMANDA: Lo Spirito Santo non ha forse ispirato cambiamenti o cancellazioni nella Legge di Dio?
RISPOSTA:
Una simile idea sfiora la blasfemia. Lo Spirito Santo è lo Spirito stesso di Dio. Gesù fu chiaro: lo Spirito sarebbe stato inviato per ricordarci ciò che Egli aveva già detto:
“Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Giovanni 14:26).

Non c’è alcuna menzione del fatto che lo Spirito Santo avrebbe portato una nuova dottrina non già insegnata dal Figlio o dai profeti del Padre. La salvezza è l’argomento più importante delle Sacre Scritture, e tutte le informazioni necessarie erano già state date dai profeti e da Gesù:
“Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre che mi ha mandato mi ha ordinato [εντολη (entolē) comandamento, regola, istruzione] ciò che devo dire e annunciare. E io so che il Suo comandamento [entolē] è vita eterna. Quello dunque che dico, lo dico come il Padre me lo ha detto” (Giovanni 12:49-50).

Esiste una continuità nelle rivelazioni che si conclude con Cristo. Lo sappiamo perché, come già detto, non ci sono profezie riguardo all’invio di alcun essere umano con nuove dottrine fondamentali dopo il Messia. Le uniche rivelazioni dopo la risurrezione riguardano la fine dei tempi, e non parlano di nuove dottrine da parte di Dio tra Gesù e la fine del mondo.

Tutti i comandamenti di Dio sono continui ed eterni, e saremo giudicati in base ad essi. Coloro che hanno compiaciuto il Padre sono stati inviati al Figlio per essere redenti da Lui. Coloro che hanno disobbedito ai comandamenti del Padre non gli sono piaciuti e non sono stati inviati al Figlio:
“Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è stato concesso dal Padre” (Giovanni 6:65).



Parte 2: Il falso piano di salvezza

LA STRATEGIA DI SATANA PER DEPILARE I GENTILI

LA NECESSITÀ DI UNA STRATEGIA RADICALE

Per condurre i gentili seguaci di Cristo alla disobbedienza alla Legge di Dio, il diavolo doveva attuare qualcosa di radicale.

Fino a pochi decenni dopo l’ascensione di Gesù, le chiese erano composte da ebrei giudei (ebrei della Giudea), ebrei della Diaspora (ellenistici) e gentili (non ebrei). Molti dei discepoli originali di Gesù erano ancora vivi e si riunivano con questi gruppi nelle case, il che aiutava a mantenere la fedeltà a tutto ciò che Gesù aveva insegnato e vissuto durante la Sua vita.

FEDELTÀ ALLA LEGGE DI DIO

La Legge di Dio veniva letta e rigorosamente osservata, proprio come Gesù aveva istruito i Suoi seguaci:
“Egli rispose: Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio [λογον του Θεου (logon tou Theou) Il Tanach, Antico Testamento] e la osservano” (Luca 11:28).

Gesù non si discostò mai dalle istruzioni del Padre:
“Tu hai comandato che i tuoi precetti siano osservati con diligenza” (Salmo 119:4).

L’idea comune nelle chiese di oggi — secondo cui la venuta del Messia avrebbe esentato i gentili dall’obbedire alle leggi di Dio dell’Antico Testamento — non ha alcun fondamento nelle parole di Gesù contenute nei quattro Vangeli.

IL PIANO ORIGINALE DI SALVEZZA

SALVEZZA SEMPRE DISPONIBILE PER I GENTILI

Non è mai esistito un momento nella storia dell’umanità in cui Dio non permettesse a chiunque di rivolgersi a Lui con pentimento, ricevere il perdono dei peccati, essere benedetto e ottenere la salvezza alla morte.

In altre parole, la salvezza è sempre stata disponibile ai gentili, anche prima della venuta del Messia. Molti nelle chiese oggi credono erroneamente che solo con l’arrivo di Gesù e il Suo sacrificio espiatorio i gentili abbiano ottenuto accesso alla salvezza.

IL PIANO IMMUTABILE

La verità è che lo stesso piano di salvezza esistente fin dai tempi dell’Antico Testamento rimase valido ai tempi di Gesù e continua ad esserlo ancora oggi.

L’unica differenza è che, mentre prima una parte del processo per il perdono dei peccati includeva sacrifici simbolici, oggi abbiamo il vero sacrificio dell’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo (Giovanni 1:29).

ENTRARE A FAR PARTE DEL POPOLO DELL’ALLEANZA DI DIO

IL REQUISITO DI UNIRSI A ISRAELE

A parte questa differenza fondamentale, tutto il resto rimane come prima di Cristo. Affinché un gentile sia salvato, deve unirsi alla nazione che Dio ha designato come Sua tramite l’alleanza eterna sigillata dal segno della circoncisione:
“Quanto agli stranieri [‏נֵכָר nfikhār (stranieri, forestieri, non ebrei)] che si uniscono al Signore per servirlo, per amare il nome del Signore e per essere suoi servi… e che si attengono fermamente alla mia alleanza — io li condurrò sul mio monte santo” (Isaia 56:6-7).

GESÙ NON CREÒ UNA NUOVA RELIGIONE

È importante comprendere che Gesù non istituì una nuova religione per i gentili, come molti oggi presumono.

Infatti, Gesù interagì raramente con i gentili, poiché il Suo obiettivo era sempre rivolto alla Sua propria nazione:
“Gesù mandò i Dodici con queste istruzioni: Non andate tra i gentili e non entrate in alcuna città dei Samaritani. Andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10:5-6).

IL VERO PIANO DI SALVEZZA DI DIO

IL CAMMINO VERSO LA SALVEZZA

Il vero piano di salvezza, perfettamente allineato con quanto Dio ha rivelato attraverso i profeti dell’Antico Testamento e attraverso Gesù nei Vangeli, è semplice: impegnati ad essere fedele alle leggi del Padre, e Lui ti unirà a Israele e ti manderà al Figlio per il perdono dei peccati.

Il Padre non invia coloro che conoscono le Sue leggi ma vivono in aperta disobbedienza. Rifiutare la Legge di Dio è ribellione, e non c’è salvezza per i ribelli.

IL FALSO PIANO DI SALVEZZA

UNA DOTTRINA SENZA FONDAMENTO BIBLICO

Il piano di salvezza predicato nella maggior parte delle chiese è falso. Lo sappiamo perché non è supportato da ciò che Dio ha rivelato tramite i profeti dell’Antico Testamento e da ciò che Gesù ha insegnato nei quattro Vangeli.

Qualsiasi dottrina riguardante la salvezza delle anime (dottrine fondamentali) deve essere confermata da queste due fonti originali:

  1. L’Antico Testamento (Tanach — Legge e Profeti), che Gesù citava spesso.
  2. Le parole stesse del Figlio di Dio.

LA MENZOGNA CENTRALE

L’idea centrale promossa da chi sostiene questo falso piano di salvezza è che i gentili possano essere salvati senza obbedire ai comandamenti di Dio. Questo messaggio di disobbedienza è identico a quello predicato dal serpente nell’Eden:
“Non morirete affatto” (Genesi 3:4-5).

Se questo messaggio fosse vero:

  • L’Antico Testamento conterrebbe numerosi passaggi che lo spiegano chiaramente.
  • Gesù avrebbe dichiarato esplicitamente che esonerare le persone dalla Legge di Dio faceva parte della Sua missione come Messia.

Tuttavia, la realtà è che né l’Antico Testamento né i Vangeli forniscono alcun sostegno a questa idea assurda.

I MESSAGGERI INVIATI DOPO GESÙ

L’AFFIDAMENTO A FONTI NON EVANGELICHE

Coloro che promuovono un piano di salvezza senza obbedienza alla Legge di Dio raramente citano Gesù nei loro messaggi. Il motivo è chiaro: non possono trovare nulla negli insegnamenti di Cristo che suggerisca che Egli sia venuto nel mondo per salvare coloro che disobbediscono volontariamente alle leggi del Padre.

LA MANCANZA DI SOSTEGNO PROFETICO

Al contrario, fanno affidamento sugli scritti di individui apparsi solo dopo l’ascensione di Cristo. Il problema è che:

  1. Non esistono profezie dell’Antico Testamento su un messaggero di Dio che sarebbe apparso dopo Gesù.
  2. Gesù stesso non menzionò mai che qualcuno sarebbe venuto dopo di Lui con la missione di insegnare un nuovo piano di salvezza per i gentili.

L’IMPORTANZA DELLE PROFEZIE

IL REQUISITO DELL’AUTORITÀ DIVINA

Le rivelazioni di Dio richiedono autorità e delega preventiva per essere valide. Sappiamo che Gesù è Colui mandato dal Padre perché ha adempiuto le profezie dell’Antico Testamento.

Un antico profeta scrive su una pergamena con una città in fiamme sullo sfondo
Non esiste alcuna profezia riguardante l’arrivo di un uomo incaricato di insegnare qualcosa oltre a ciò che Gesù ha insegnato. Tutto ciò che dobbiamo sapere sulla salvezza è stato rivelato con Cristo.

Tuttavia, non ci sono profezie sull’invio di altri individui con nuovi insegnamenti dopo Cristo.

LA SUFFICIENZA DEGLI INSEGNAMENTI DI GESÙ

Tutto ciò che dobbiamo sapere riguardo alla nostra salvezza si conclude con Gesù. Qualsiasi scritto emerso dopo l’ascensione di Gesù, sia dentro che fuori la Bibbia, deve essere considerato secondario e ausiliario, poiché non esiste alcuna profezia sull’arrivo di un uomo incaricato di insegnare qualcosa oltre ciò che Gesù ha già insegnato.

LO STANDARD PER LA VALIDITÀ DOTTRINALE

Qualsiasi dottrina che non sia in linea con le parole di Gesù nei quattro Vangeli deve essere respinta come falsa, indipendentemente dalla sua origine, durata o popolarità.

LE PROFEZIE DELL’ANTICO TESTAMENTO SULLA SALVEZZA

Tutti gli eventi legati alla salvezza, destinati a compiersi dopo Malachia, furono annunciati nell’Antico Testamento. Tra questi ci sono:

  • La nascita del Messia: Isaia 7:14; Matteo 1:22-23
  • Giovanni Battista che viene nello spirito di Elia: Malachia 4:5; Matteo 11:13-14
  • La missione di Cristo: Isaia 61:1-2; Luca 4:17-21
  • Il tradimento da parte di Giuda: Salmo 41:9; Zaccaria 11:12-13; Matteo 26:14-16; Matteo 27:9-10
  • Il Suo processo: Isaia 53:7-8; Matteo 26:59-63
  • La Sua morte innocente: Isaia 53:5-6; Giovanni 19:6; Luca 23:47
  • La Sua sepoltura nella tomba di un ricco: Isaia 53:9; Matteo 27:57-60

NESSUNA PROFEZIA SU INDIVIDUI DOPO GESÙ

Tuttavia, non esiste alcuna profezia che menzioni un individuo, dopo l’ascensione di Gesù, sia dentro che fuori dalla Bibbia, incaricato di sviluppare un piano diverso per la salvezza dei gentili — tanto meno un piano che permetta a qualcuno di vivere in disobbedienza volontaria alla Legge di Dio e comunque essere accolto in cielo a braccia aperte.

GLI INSEGNAMENTI DI GESÙ, CON PAROLE E AZIONI

Un vero seguace di Cristo modella tutta la sua vita sull’esempio del Maestro. Gesù ha insegnato chiaramente che amare Lui significa obbedire sia al Padre che al Figlio. Questo comandamento non è per i deboli, ma per coloro che hanno gli occhi puntati sul Regno di Dio e sono pronti a fare qualunque cosa sia necessaria per ottenere la vita eterna. Questo impegno può attirare l’opposizione di amici, chiese e persino familiari.

I comandamenti riguardanti la circoncisione, i capelli e la barba, il Sabato, le carni proibite e l’uso dei tzitzit sono oggi in gran parte ignorati dalla maggior parte del cristianesimo. Coloro che scelgono di non conformarsi e invece si attengono a questi comandamenti, con ogni probabilità affronteranno persecuzioni, proprio come Gesù ci ha avvertito in Matteo 5:10. Seguire i comandamenti di Dio richiede coraggio, ma la ricompensa è la vita eterna.


Parte 1: Il grande piano del diavolo contro i gentili

IL FALLIMENTO DI SATANA E LA NUOVA STRATEGIA

Pochi anni dopo il ritorno di Gesù al Padre, Satana diede inizio al suo piano a lungo termine contro i gentili. Il suo tentativo di convincere Gesù a unirsi a lui era fallito (Matteo 4:8-9), e tutte le sue speranze di trattenere Cristo nel sepolcro furono definitivamente distrutte dalla risurrezione (Atti 2:24).

Ciò che restava al serpente era continuare a fare tra i gentili ciò che aveva sempre fatto fin dal Giardino dell’Eden: convincere l’umanità a non obbedire alle leggi di Dio (Genesi 3:4-5).

DUE OBIETTIVI DEL PIANO

Per realizzarlo, due cose dovevano essere compiute:

  1. I gentili dovevano essere allontanati il più possibile dagli ebrei e dalla loro fede — una fede che esisteva sin dalla creazione dell’umanità. Doveva essere abbandonata la fede della famiglia, degli amici, degli apostoli e dei discepoli di Gesù.
  2. Occorreva una giustificazione teologica per accettare che la salvezza offerta ai gentili fosse diversa da quella compresa fin dall’inizio dei tempi. Questo nuovo piano di salvezza doveva permettere loro di ignorare le leggi di Dio.

Il diavolo allora ispirò uomini talentuosi a creare una nuova religione per i gentili, completa di un nuovo nome, nuove tradizioni e nuove dottrine. La più critica di queste dottrine portava i gentili a credere che uno degli scopi principali del Messia fosse quello di “liberarli” dall’obbligo di osservare i Comandamenti di Dio.

Una strada affollata e sporca nel Medio Oriente antico.
Dopo l’ascensione di Gesù, il diavolo ispirò uomini talentuosi a escogitare un falso piano di salvezza per allontanare i gentili dal messaggio di fede e obbedienza proclamato da Gesù, il Messia d’Israele.

L’ALLONTANAMENTO DA ISRAELE

LA SFIDA DELLA LEGGE PER I GENTILI

Ogni movimento ha bisogno di seguaci per sopravvivere e crescere. La Legge di Dio, che fino ad allora era stata osservata dai giudei messianici, cominciò a rappresentare una sfida per il gruppo in rapida espansione di gentili all’interno della chiesa nascente.

Comandamenti come la circoncisione, l’osservanza del settimo giorno e l’astensione da alcune carni cominciarono a essere visti come ostacoli alla crescita del movimento. Gradualmente, la leadership iniziò a fare concessioni a questo gruppo, sostenendo falsamente che la venuta del Messia comportasse un allentamento della Legge per i non ebrei — anche se un tale argomento non trovava alcun fondamento nell’Antico Testamento né nelle parole di Gesù riportate nei quattro Vangeli (Esodo 12:49).

LA RISPOSTA DEGLI EBREI AI CAMBIAMENTI

Nel frattempo, i pochi ebrei che ancora mostravano interesse per il movimento — attratti dai segni e miracoli compiuti da Gesù solo qualche decennio prima, e incoraggiati dalla presenza di testimoni oculari, inclusi alcuni degli apostoli originali — erano comprensibilmente turbati dall’abbandono graduale dell’obbligo di osservare le leggi di Dio trasmesse tramite i profeti.

Si trattava delle stesse leggi che Gesù, gli apostoli e i discepoli avevano seguito fedelmente.

LE CONSEGUENZE DELL’ALLONTANAMENTO

LO STATO ATTUALE DEL CULTO

Il risultato, come sappiamo, è che milioni di persone si riuniscono ogni settimana nelle chiese affermando di adorare Dio, mentre ignorano completamente il fatto che questo stesso Dio ha separato per sé una nazione tramite un patto.

LA PROMESSA DI DIO A ISRAELE

Dio ha dichiarato chiaramente che non avrebbe mai rotto questo patto:
“Così come le leggi del sole, della luna e delle stelle sono immutabili, così anche i discendenti di Israele non cesseranno mai di essere una nazione davanti a me per sempre” (Geremia 31:35-37).

IL PATTO DI DIO CON ISRAELE

SALVEZZA ATTRAVERSO ISRAELE

In nessun punto dell’Antico Testamento leggiamo che ci sarebbe stata benedizione o salvezza per coloro che non si unissero a Israele:
“E Dio disse ad Abramo: Tu sarai una benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò quelli che ti malediranno; e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12:2-3).

Perfino Gesù stesso fu inequivocabile nell’affermare che la salvezza viene dagli ebrei:
“La salvezza viene dagli ebrei” (Giovanni 4:22).

I GENTILI E L’OBBEDIENZA

Il gentile che desidera essere salvato da Cristo deve seguire le stesse leggi che il Padre ha consegnato alla nazione scelta per la Sua gloria e onore — le stesse leggi che Gesù e i Suoi apostoli osservavano.

Il Padre vede la fede e il coraggio di un tale gentile, nonostante le sfide. Riversa su di lui il Suo amore, lo unisce a Israele e lo conduce al Figlio per il perdono e la salvezza.

Questo è il piano di salvezza che ha senso perché è vero.

LA GRANDE MISSIONE

DIFFONDERE LA BUONA NOTIZIA

Secondo gli storici, dopo l’ascensione di Cristo, diversi apostoli e discepoli obbedirono alla Grande Missione e portarono il vangelo insegnato da Gesù alle nazioni gentili:

  • Tommaso andò in India.
  • Barnaba e Paolo andarono in Macedonia, Grecia e Roma.
  • Andrea andò in Russia e Scandinavia.
  • Matia andò in Etiopia.

La Buona Notizia si diffuse ampiamente.

IL MESSAGGIO RIMASE COERENTE

Il messaggio che dovevano predicare era lo stesso insegnato da Gesù e incentrato sul Padre:

  1. Credere che Gesù venne dal Padre.
  2. Obbedire alle leggi del Padre.

Gesù fu chiaro con i primi missionari: non sarebbero stati soli nella loro missione di diffondere la Buona Notizia del Regno di Dio. Lo Spirito Santo li avrebbe aiutati a ricordare ciò che Cristo aveva insegnato durante il tempo trascorso insieme:
“Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto” (Giovanni 14:26).

L’istruzione era di continuare a insegnare ciò che avevano appreso dal loro Maestro.

SALVEZZA E OBBEDIENZA

UN UNICO MESSAGGIO DI SALVEZZA

In nessuno dei Vangeli vediamo Gesù suggerire che i Suoi missionari avrebbero annunciato un messaggio diverso di salvezza appositamente creato per i non ebrei.

FALSA DOTTRINA DELLA SALVEZZA SENZA OBBEDIENZA

L’idea che i gentili potessero ottenere la salvezza senza obbedire ai santi ed eterni comandamenti del Padre è assente dagli insegnamenti di Gesù.

L’idea di una salvezza senza obbedienza alla Legge non trova alcun sostegno nelle parole di Gesù e, perciò, è falsa, per quanto antica o popolare possa essere.



La Legge di Dio: Introduzione

L’ONORE DI SCRIVERE SULLA LEGGE DI DIO

IL COMPITO PIÙ NOBILE

Scrivere sulla Legge di Dio è forse il compito più nobile alla portata di un semplice essere umano. La Legge di Dio non è semplicemente un insieme di comandamenti divini, come la maggior parte delle persone la percepisce, ma piuttosto l’espressione di due dei Suoi attributi: l’amore e la giustizia.

La Legge di Dio rivela le Sue richieste all’interno del contesto e della realtà umana, con l’obiettivo di restaurare coloro che desiderano tornare alla condizione che avevano prima che il peccato entrasse nel mondo.

LO SCOPO SUPREMO DELLA LEGGE

Contrariamente a ciò che è stato insegnato nelle chiese, ogni comandamento è letterale e incrollabile per raggiungere lo scopo supremo: la salvezza delle anime ribelli. Nessuno è obbligato a obbedire, ma solo coloro che lo fanno saranno restaurati e riconciliati con il Creatore.

Scrivere su questa Legge è, quindi, condividere un frammento del divino — un privilegio raro che richiede umiltà e riverenza.

UNO STUDIO COMPLETO SULLA LEGGE DI DIO

LO SCOPO DI QUESTI STUDI

In questi studi, affronteremo tutto ciò che è davvero importante sapere sulla Legge di Dio affinché coloro che lo desiderano possano apportare i cambiamenti necessari nella loro vita qui sulla terra e allinearsi perfettamente alle linee guida stabilite da Dio stesso.

Mosè parla con il giovane Giosuè davanti alla folla israelita.
La sacra ed eterna Legge di Dio è stata osservata fedelmente fin dall’inizio del tempo. Gesù, la Sua famiglia, i Suoi amici, apostoli e discepoli hanno tutti obbedito ai comandamenti di Dio.

SOLLIEVO E GIOIA PER I FEDELI

Gli esseri umani sono stati creati per obbedire a Dio. Coloro che hanno coraggio e desiderano sinceramente essere inviati a Gesù dal Padre per ottenere perdono e salvezza riceveranno questi studi con sollievo e gioia:

  • Sollievo: perché dopo duemila anni di insegnamenti fuorvianti sulla Legge di Dio e la salvezza, Dio ha ritenuto opportuno affidarci la produzione di questo materiale, che riconosciamo andare contro praticamente tutti gli insegnamenti esistenti sull’argomento.
  • Gioia: perché i benefici dell’essere in armonia con la Legge del Creatore vanno oltre ciò che le semplici creature possono esprimere — benefici spirituali, emotivi e fisici.

LA LEGGE NON HA BISOGNO DI GIUSTIFICAZIONE

L’ORIGINE SACRA DELLA LEGGE

Questi studi non si concentrano principalmente su argomentazioni o difese dottrinali, poiché la Legge di Dio, quando compresa correttamente, non richiede giustificazioni vista la sua origine sacra.

Impegnarsi in dibattiti infiniti su qualcosa che non avrebbe mai dovuto essere messo in discussione è un affronto a Dio stesso.

LA CREATURA CHE SFIDA IL CREATORE

Il semplice atto di una creatura finita — un pezzo d’argilla (Isaia 64:8) — che sfida le regole del suo Creatore, il quale può in qualsiasi momento scartarla tra i cocci inutili, rivela qualcosa di profondamente inquietante in quella creatura.

Si tratta di un atteggiamento che deve essere urgentemente corretto per il bene stesso della creatura.

DAL GIUDAISMO MESSIANICO AL CRISTIANESIMO MODERNO

LA LEGGE DEL PADRE E L’ESEMPIO DI GESÙ

Pur affermando che la Legge del Padre dovrebbe semplicemente essere obbedita da chiunque affermi di seguire Gesù — così come Gesù stesso e i Suoi apostoli hanno fatto — riconosciamo i danni significativi che sono stati arrecati all’interno del cristianesimo riguardo alla Sua Legge.

Tali danni rendono necessaria una spiegazione su quanto è accaduto nei quasi duemila anni successivi all’ascensione di Cristo.

IL CAMBIAMENTO DI CREDENZA RIGUARDO ALLA LEGGE

Molti vogliono capire come sia avvenuta la transizione dal Giudaismo messianico — ebrei fedeli alle leggi di Dio nell’Antico Testamento che hanno accettato Gesù come il Messia d’Israele mandato dal Padre — al cristianesimo moderno, dove la convinzione predominante è che sforzarsi di obbedire alla Legge equivale a “rifiutare Cristo”, il che naturalmente viene equiparato alla condanna.

LA PERCEZIONE CAMBIATA DELLA LEGGE

DA BENEDIZIONE A RIFIUTO

La Legge, un tempo considerata qualcosa da meditare giorno e notte da parte dei beati (Salmo 1:2), è arrivata ad essere vista, in pratica, come un insieme di regole la cui obbedienza conduce al lago di fuoco.

Tutto questo è accaduto senza il minimo supporto nell’Antico Testamento né nelle parole di Gesù registrate nei quattro Vangeli.

AFFRONTARE I COMANDAMENTI DISOBBEDITI

In questa serie, tratteremo anche in dettaglio i comandamenti di Dio più disobbediti nelle chiese di tutto il mondo, quasi senza eccezione, come la circoncisione, il Sabato, le leggi alimentari, le regole su capelli e barba, e i tzitzit.

Spiegheremo non solo come questi chiari comandamenti di Dio abbiano cessato di essere osservati nella nuova religione che si è allontanata dal Giudaismo messianico, ma anche come debbano essere correttamente osservati secondo le istruzioni delle Scritture — e non secondo il Giudaismo rabbinico, che fin dai giorni di Gesù ha incorporato tradizioni umane nella santa, pura ed eterna Legge di Dio.



La Legge di Dio: Riepilogo della Serie

LA LEGGE DI DIO: UN TESTIMONIANZA D’AMORE E GIUSTIZIA

La Legge di Dio è una testimonianza del Suo amore e della Sua giustizia, che va ben oltre la percezione di un semplice insieme di comandi divini. Essa offre una mappa per la restaurazione dell’umanità, guidando coloro che desiderano tornare allo stato senza peccato voluto dal loro Creatore. Ogni comandamento è letterale e incrollabile, concepito per riconciliare le anime ribelli e condurle in armonia con la perfetta volontà di Dio.

LA NECESSITÀ DELL’OBBEDIENZA

L’obbedienza alla Legge non è imposta a nessuno, ma è un requisito assoluto per la salvezza — nessuno che disobbedisce consapevolmente e volontariamente può essere restaurato o riconciliato con il Creatore. Il Padre non manderà qualcuno che disobbedisce intenzionalmente alla Sua Legge per beneficiare del sacrificio espiatorio del Figlio. Solo coloro che cercano fedelmente di seguire i Suoi comandamenti saranno uniti a Gesù per il perdono e la salvezza.

Mosè e Aronne parlano della Legge di Dio nel deserto mentre gli Israeliti li osservano.
Dal Giardino dell’Eden al Sinai, dai profeti fino ai giorni di Gesù, Dio non ha mai smesso di avvertire l’umanità che non ci sono benedizioni, liberazione o salvezza per chi rifiuta di obbedire alla Sua Legge santa ed eterna.

LA RESPONSABILITÀ DI CONDIVIDERE LA VERITÀ

Condividere le verità della Legge richiede umiltà e riverenza, poiché essa prepara coloro che sono disposti ad allineare la propria vita con le direttive di Dio. Questa serie offre sollievo dopo secoli di insegnamenti fuorvianti e la gioia di sperimentare i profondi benefici spirituali, emotivi e fisici di vivere in armonia con il Creatore.

ESAMINARE IL CAMBIAMENTO DI COMPRENSIONE

Gli studi esploreranno la transizione dal Giudaismo messianico di Gesù e dei Suoi apostoli — dove la Legge era centrale — al cristianesimo moderno, dove l’obbedienza è spesso fraintesa come un rifiuto di Cristo. Questo cambiamento, non supportato né dall’Antico Testamento né dalle parole di Gesù, ha portato a una diffusa negligenza dei comandamenti di Dio, compreso il Sabato, la circoncisione, le leggi alimentari e altri.

UN APPELLO A TORNARE ALLA PURA LEGGE DI DIO

Affrontando questi comandamenti alla luce delle Scritture, liberi dall’influenza delle tradizioni rabbiniche e del ciclo radicato di conformità teologica all’interno dei seminari — dove i pastori ereditano volentieri interpretazioni preconfezionate e mai messe in discussione per compiacere le masse e mantenere il proprio impiego — questa serie lancia un appello a tornare alla pura ed eterna Legge di Dio. L’obbedienza alla Legge del Creatore non deve mai essere ridotta a una questione di carriera o sicurezza lavorativa. È un’espressione necessaria della vera fede e devozione al Creatore, che conduce alla vita eterna per mezzo di Cristo, il Figlio di Dio.